L’INTERVISTA

Al via il Locarno Festival, “un anno di transizione”

Si è aperta la 77esima edizione, la prima della nuova presidente Maja Hoffmann: “Bisogna mantenere la curiosità per restare vivi”

  • Oggi, 18:17
  • 3 ore fa

L'apertura del Locarno Film Festival

SEIDISERA 07.08.2024, 18:08

  • Keystone
Di: SEIDISERA/RSI Info

Duecentoventicinque proiezioni in dieci giorni, di cui 104 prime mondiali e cinque prime internazionali. È il Locarno Film Festival, che parte ufficialmente stasera (mercoledì) e finirà il 17 agosto. Si tratta della 77esima edizione, ma è la prima per la nuova presidente Maja Hoffmann: “Sto cercando di conoscere un po’ tutti, di rivedere i posti, di sapere dove devo essere e quando” afferma ai microfoni della RSI, spiegando che quello attuale “è un anno di transizione: un anno di luna di miele in cui è permesso commettere degli errori”.

Intervista a Maja Hoffmann

SEIDISERA 07.08.2024, 18:13

  • Keystone

Commettere degli errori: cosa significa?

“Significa permettersi di essere in una situazione in cui non si deve sempre controllare tutto. Di mantenere la curiosità. Io so di amare questo festival, lo seguo da quando avevo 21 anni e mi piacerebbe davvero sapere com’è e dov’è oggi. Perché è questo che per ora mi manca”.

Lei ha messo sul piatto, attraverso la stampa domenicale, una proposta per cambiare la data. Qui in Ticino se ne è parlato molto, anche se non sarebbe in realtà la prima volta che il festival si tiene in un periodo diverso dal mese corrente. È rimasta sorpresa da queste reazioni e forse è stata anche un po’ disturbata?

“No, non mi disturba. Lei l’ha definita una proposta? Non lo è. È una domanda. Significa che ci poniamo delle domande per continuare a essere curiosi. Ogni festival, che sia in Ticino o altrove, dovrebbe interrogarsi su se stesso. La curiosità dimostra che siamo vivi e non vogliamo lavorare con un festival già morto. Quindi sì, tutto ciò che è un po’ troppo rigido deve essere messo in discussione. Questo non significa che cambieremo sicuramente la data. In ogni caso, non sarebbe possibile farlo subito. In Svizzera ci vogliono tre anni prima che si possano apportare dei cambiamenti”.

Mi sembra di capire che non precluda nulla. Si rifletterà anche sulla conduzione artistica del festival?

“Faremo tutti delle riflessioni anche su questo, ma per il momento continuiamo così. Uno dei punti di forza del festival è la sua programmazione. E Giona Nazzaro e la sua squadra stanno facendo un lavoro magnifico. L’unica cosa che mi manca un po’ quest’anno sono i giovani registi americani. Ma è possibile che ci siano stati meno prodotti interessanti”.

In un periodo di ristrettezze economiche, di crisi globali, che ruolo dà lei al cinema e più in generale alla cultura?

“Penso che il ruolo sia quello di continuare a dare un po’ di speranza, di poter parlare di cose che siano di un certo spessore e dunque di permettere un’elevazione. Un festival come quello di Locarno garantisce di interagire socialmente, di guardare qualcosa insieme, a differenza delle visioni individuali sui nostri tablet. La cultura deve essere al centro di ogni discussione, deve essere considerata nella definizione di quello di cui sociologicamente l’uomo ha bisogno. Oggi non è il caso. Spesso prima c’è l’economia, poi le attività subalterne come la cultura. Fintanto che guardiamo al mondo così, non riusciremo a offrire un futuro interessante ai nostri figli”.

E lei ce la farà a godersela questa sua prima edizione, nonostante i vari impegni istituzionali?

“Credo che farò un programma un po’ meno istituzionale e un po’ più personale. Se vogliamo che prenda forma una certa visione l’anno prossimo, c’è bisogno di tempo per esplorare. Ma sono molto felice di essere qui. Penso che la città sia magnifica e che siamo approdati in un posto fantastico”.

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