Da dove viene l’ispirazione di un artista? Qual è il limite fra realtà e immaginazione? Quante personalità convivono in una persona? Sono le prime domande che si affollano nella mente dopo la visione di D’après un historie vraie di Roman Polanski. Un film forte, duro, avvolgente che chiude simbolicamente (fuori concorso) questa 70esima edizione del Festival di Cannes.
Due le intense protagoniste: Emmanuelle Seigner (moglie del regista da quasi trent’anni) nel ruolo di una scrittrice di successo ed Eva Green in quelli di una sua ammiratrice, ghost writer di mestiere. La fan riesce, grazie a una grande furbizia e al magnetismo della sua bellezza, a conquistare la fiducia e l’amicizia della prima, ma il rapporto sembra nascondere da subito una morbosa attrazione tra le due.
La giovane si introduce e si impossessa come un vampiro della vita della scrittrice, trovandola in un momento di blocco da cui non riesce ad uscire. E la scrittrice a sua volta decide di fare lo stesso nei confronti della pupilla, perché è affascinata da questo personaggio così enigmatico. Un gioco di specchi che cattura lo spettatore in questo mondo doppio - meravigliosamente accompagnato dalla musica di Alexandre Desplat - dove il mistero più interessante è quello sull’identità stessa: esiste davvero Elle o è il frutto dell’invenzione di un’artista che sta lavorando sulla creazione di un nuovo romanzo? Un libro che, ad ogni modo, sarà tratto dalla vita vera, come rivela il titolo.
Francesca Felletti
Dal TG20:
Cannes, la giornata di Polanski
Telegiornale 27.05.2017, 20:00