Un sostegno ai padri che si assumono da soli, parzialmente o completamente, l’educazione dei figli. È questo lo scopo di una serie di campi estivi organizzati in Romandia a partire dal 2021, il cui impatto è stato al centro di uno studio della Scuola universitaria di lavoro sociale di Friburgo (HETS-FR).
Dei campi unici in Svizzera, organizzati quando è emerso il bisogno da parte dei papà soli, come ricorda RTS. In Svizzera, le famiglie monoparentali rappresentano il 14% delle famiglie. Se nell’84% dei casi sono le madri ad avere la responsabilità principale dei figli, nel 16% dei casi questo compito spetta ai padri.
Il bilancio dei campi per padri soli (Le 12h30, RTS, 25.02.2025)
Sebbene sia difficile distinguere gli effetti dei campi da altre forme di supporto, le testimonianze raccolte permettono comunque di mettere in luce come i campi abbiano contribuito a rispondere ai quattro bisogni principali dei padri soli con figli che sono stati identificati nello studio dei bisogni realizzato nel 2021.
Si tratta di ottenere aiuto e informazioni adeguate, di riconoscersi ed essere riconosciuti nel proprio ruolo di padre soli con figli, di condividere attività e quotidianità per rafforzare la relazione padre-figlio e di scambiare esperienze tra pari e imparare dalle esperienze degli altri.
I campi hanno anche creato un ambiente in cui i padri si sono sentiti legittimati nel loro ruolo e hanno potuto constatare di non essere soli. Hanno potuto tessere legami forti con i loro figli, al di fuori dei vincoli quotidiani, e hanno avuto la possibilità di scambiare esperienze con altri padri in situazioni simili.
Un’esperienza che favorisce la solidarietà e l’apprendimento reciproco. Lo studio dimostra che “questi campi contribuiscono a sostenere la genitorialità dei partecipanti”, hanno concluso gli intervistati. Permettono “non solo di rafforzare il legame padre-figlio, ma anche di rafforzare la fiducia dei padri e di aiutarli a comprendere meglio il loro ruolo”.
Osare parlare delle proprie debolezze
“È complicato arrivare in un gruppo di otto papà e dire ‘non dormo la notte, ho pianto, sono completamente stanco, sono smarrito, non so cosa fare’. Non siamo abituati, come uomini, ad fare questo tipo di discorsi, testimonia ai microfoni della RTS Jérôme Carrel, un papà che ha partecipato a questi campi. “Ho dovuto evolvermi. Ho dovuto imparare a mostrare le mie debolezze. È stato questo l’aspetto più liberatorio per me nel mio processo di apprendimento come genitore”, continua.
“Agli uomini si insegna a mostrarsi forti, performanti, virili, e quindi a non parlare delle loro debolezze, a non parlare di cose più intime”, spiega Annamaria Colombo, co-autrice dello studio. “Per i padri, richiede di superare la paura del giudizio. Farlo in un contesto come questi campi, dove sono tra uomini che vivono situazioni simili, può aiutare” conclude la ricercatrice.
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Millevoci 26.02.2025, 10:05
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