La ripresa economica in Svizzera prosegue. Il prodotto interno lordo nel secondo trimestre 2022 è infatti cresciuto dello 0,3% rispetto ai tre mesi precedenti, mentre su base annua la crescita è stata del 2,8%. Lo ha comunicato oggi la Segreteria di Stato dell'economia.
Dati che però fanno riferimento ad un periodo particolare e che non devono trarre in inganno, come spiegato al radiogiornale dal giornalista della redazione economica RSI Marzio Minoli: “Non devono trarre in inganno nel senso che risentono ancora del periodo pandemico. Non dimentichiamo infatti che negli ultimi due anni, fino ai i primi mesi del 2022, si è continuato con aperture e chiusure un po' a singhiozzo, alimentando incertezze e poca voglia e possibilità di spendere. Poi, con l'allentamento o anche il totale abbandono di queste restrizioni l'economia è ripartita. Ragionando su base annua, quindi sul +2,8% rispetto al secondo trimestre 2021, vediamo che tra le voci che compongono il PIL spiccano i consumi delle famiglie e le esportazioni di servizi, e per esportazione di servizi intendiamo il turismo estero che arriva da noi. Nel confronto internazionale, sempre su base annua, vediamo che i paesi nei quali il turismo è forte, come Italia, Spagna e Francia hanno fatto meglio di noi, mentre la Germania è cresciuta solo del'1,7 %, quindi peggio”.
E in effetti, secondo molti analisti, ci attende un periodo difficile. D’altronde lo sentiamo tutti i giorni: l'economia deve far fronte alla crisi energetica e all'inflazione. “Per economia – prosegue Minoli – naturalmente si pensa alle aziende, ma anche le famiglie stesse. Abbiamo visto l'importanza dei loro consumi per la crescita. Ora è vero che l'inflazione in Svizzera è meno pesante che non all'estero, ma i prezzi al distributore sono più alti e la benzina è un elemento importante in molte famiglie e aziende, pensiamo al trasporto merci, quindi quanto più si spende per fare il pieno, tanto meno saranno i soldi che rimangono in tasca per altre spese. Naturalmente la Svizzera vive molto dei rapporti commerciali con l'estero ed esporta più di quanto non importi. Quindi la forza del franco non aiuterà le aziende esportatrici, ma si faranno sentire anche e soprattutto le difficoltà dei nostri partner commerciali, in primis Germania e Stati Uniti”.
Tracciando una linea si potrebbe quindi dire, riassumendo, che i dati sono positivi per i primi mesi dell’anno, “ma una volta finito l'effetto ripresa post pandemia le cose cambieranno. Se vogliamo però dare anche una buona notizia si nota che il prezzo delle materie prime come rame, acciaio e il grano stesso ultimamente sta scendendo di parecchio e quindi magari nel medio termine, se non proprio immediatamente, questi dati potranno dare un po' di respiro all'economia” conclude Minoli.
UBS modera le sue proiezioni per il 2023
Parlando di PIL svizzero, UBS mantiene inoltre la sua proiezione di crescita del 2,4%, ma rimbalza allo 0,6% contro il precedente 0.9% il dato per il futuro 2023. La crisi energetica che si profila all'orizzonte rallenterà infatti la crescita economica del Paese, ma senza provocare una profonda recessione, spiega UBS. “Eventuali carenze di gas naturale o di elettricità possono sicuramente influire sullo scenario complessivo, ma la Svizzera dovrebbe, se necessario, riuscire a districarsi molto meglio dei suoi vicini europei”.