La Germania ha registrato un’eccedenza commerciale di 71,4 miliardi di euro nei confronti degli Stati Uniti nel 2024, Stati Uniti che sono tornati ad essere il primo partner di Berlino scalzando la Cina, e le esportazioni in dicembre sono cresciute del 2,9% in dicembre rispetto a novembre. Le buone notizie annunciate venerdì per l’economia tedesca dall’ufficio nazionale di statistica finiscono però qui. Perché sull’insieme dell’anno appena concluso le vendite all’estero sono diminuite dell’1% a 1’560 miliardi di euro, un calo che si aggiunge al -1,2% dell’anno precedente. E soprattutto perché i dati della produzione industriale, il fiore all’occhiello di una locomotiva europea che sbuffa e arranca, sono molto più negativi delle attese: -2,4% (3,3% al netto dei settori energetico e della costruzione), a fronte del -0,6% atteso dagli analisti. Sull’insieme dell’esercizio la perdita è del 4,5%.
Un operaio delle acciaierie Thyssen-Krupp al lavoro: soffrono soprattutto i settori che necessitano di molta energia
È il peggior calo degli ultimi cinque mesi, che riporta la produzione tedesca a livelli che non si vedevano dallo scoppio della pandemia, e certifica la crisi del settore. Soffre il ramo delle macchine industriali, ma più di tutti quello delle automobili. Pesa la transizione energetica delle vetture, con la forte concorrenza cinese per quanto riguarda le elettriche, e in prospettiva si temono i dazi minacciati da Donald Trump, visto che Washington è, come detto, il principale sbocco dei prodotti Made in Germany.
RG 12.30 del 07.02.2025 L’intervista di Johnny Canonica all’analista Mario Montagnani
RSI Info 07.02.2025, 14:10
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La prima economia del continente è la grande malata d’Europa, conferma al Radiogiornale della RSI Mario Montagnani, analista finanziario della banca Vontobel. “Siamo in una situazione di stagflazione, con un’inflazione ancora molto alta” (attorno al 2,8% lo scorso anno, ndr). Il Prodotto interno lordo non solo stagna, ma cala: -0,2% nel quarto trimestre del 2024 rispetto al 2023, il secondo anno di recessione consecutivo (la flessione era stata analoga nei 12 mesi precedenti). A titolo di paragone, per l’Eurozona Bruxelles stima provvisoriamente una crescita dello 0,7% e per l’intera UE dello 0,8%.
Perso il gas russo, Berlino ha dovuto affidarsi ad altre fonti, più care
L’esperto parla di “politiche energetiche sbagliate negli ultimi anni”, di un’economia “fossilizzata su settori vecchio stile”, per l’appunto come quello dell’auto in crisi da anni. Abbandonato il nucleare, la Germania puntava sul gas, ma lo scoppio della guerra in Ucraina e il sabotaggio del Nord Stream l’hanno privata di un approvvigionamento a prezzi convenienti - quello proveniente dalla Russia - che era fondamentale per fare la fortuna delle industrie molto energivore. Le alternative sul mercato del gas sono molto più care e hanno messo in crisi questi rami che hanno visto aumentare le spese.
Secondo Montagnani, la parola d’ordine per il Governo che uscirà dalle prossime elezioni dovrà quindi essere “investire” per svecchiare l’industria tedesca. L’impatto della rivoluzione elettrica sul settore dell’auto, ricorda, ha portato gruppi come Volkswagen “a chiudere siti di produzione per la prima volta in 100 anni, perché la domanda sta collassando”.
La crisi della produzione industriale in Germania
Telegiornale 07.02.2025, 12:30