Il consiglio di amministrazione di Nissan ha deciso giovedì all’unanimità la rimozione dall'incarico di Carlos Ghosn, presidente del gruppo composto dalla casa automobilistica giapponese, dalla francese Renault e dalla partner nipponica Mitsubishi Motors. È la fine di un “regno” durato quasi vent’anni.
Ghosn era stato arrestato lunedì scorso a Tokyo con l'accusa di aver falsificato documenti relativi ai suoi compensi finanziari, e mercoledì il tribunale ha prolungato il suo fermo in prigione di altri 10 giorni.
Sono emersi inoltre particolari sui media nipponici in cui si evidenzia lo stretto rapporto tra Ghosn e lo statunitense Greg Kelly, altro direttore esecutivo anch'esso in stato di fermo, ribattezzato "il confidente". Il top manager avrebbe utilizzato Kelly per falsificare i documenti. Una dinamica che emerge da una lunga raccolta di e-mail, e che dimostrerebbe il coinvolgimento di altre due persone "pilotate" da Kelly per manipolare le certificazioni. Ciò conferma quanto descritto dall'attuale amministratore delegato della Nissan, Hiroto Saikawa, relativamente all'eccessivo potere accentrato nelle mani di una persona e all'enorme influenza esercitata da Ghosn all'interno dell'azienda.
In un altro caso, rilevato dal canale pubblico NHK, si racconta dell'utilizzo di 9 milioni di dollari della società da parte del manager 64enne per l'acquisto di un'abitazione in Libano, e di altri 6 milioni per spese di rifinitura. Secondo la legge giapponese, la violazione del codice finanziario in tema di adempimenti sui compensi comporta una pena fino a 10 anni di prigione e una multa di 10 milioni di yen (circa 88'000 franchi).