I prezzi di Brent (il greggio del Mare del Nord) e WTI (miscela di petroli americani) sono stati scambiati martedì ai loro livelli più alti da più di sette anni a questa parte, spinti da interruzioni dell'offerta, alte tensioni geopolitiche e ripresa della domanda nonostante la variante Omicron.
Il greggio del Mare del Nord è stato scambiato martedì mattina a 87,77 dollari al barile (+1,5%), dopo essere salito anche oltre gli 88 dollari. Ha così superato il suo livello di ottobre 2014 (86,74) in Asia, un giorno dopo aver recuperato il suo livello di ottobre 2018.
Il barile americano di WTI ha raggiunto 85,47 dollari (+1,4%), superando il suo picco di ottobre (85,41), che era un massimo dal 2014. Diversi fattori stanno contribuendo a questa nuova impennata del petrolio, comprese le interruzioni di produzione "in Libia, Nigeria, Angola, Ecuador e, più recentemente, Canada a causa del freddo estremo", dice Hussein Sayed, analista di Exinity.
Gli occhi sono anche puntati sulla minaccia di un'invasione russa dell'Ucraina. Con altre interruzioni di gas russo in Europa i prezzi dell'energia, e quindi il greggio, potrebbero aumentare ulteriormente. I prezzi del gas naturale, ancora alti, contribuiscono all'aumento dei prezzi del petrolio. C'è "un aumento della domanda di gasolio e di olio combustibile come sostituto del gas naturale", dice Bjarne Schieldrop, della SEB.
Notiziario 10.00 del 18.01.2022
Notiziario 18.01.2022, 11:16