Il PIL svizzero si avvia a crescere del 2,9% nel 2018 rispetto allo scorso anno, secondo l’aggiornamento autunnale delle previsioni del KOF, l’istituto di ricerche congiunturali del Politecnico di Zurigo. La stima è molto più ottimistica del 2,1% che era stato calcolato in estate.
L’industria sta sfruttando le sue capacità di produzione come non accadeva dal 2011, è ritornata la fiducia nel settore delle macchine e metallurgico che aveva molto sofferto del franco forte e anche il terziario è in salute, con il commercio al dettaglio che sta recuperando quote di mercato. Sorridono meno, invece, la finanza e l’edilizia, il cui potenziale di crescita appare ormai agli sgoccioli dopo un decennio di forte attività.
Per il 2019 si prevede un rallentamento all’1,7%, prima di una nuova accelerazione che porterà l’economia elvetica a un incremento del 2,1% nel 2020. L’euro dovrebbe stabilizzarsi attorno al franco e tredici centesimi, a meno che una Brexit disordinata rinvigorisca la moneta elvetica per il suo carattere di bene rifugio. L’altra minaccia individuata è quella delle barriere doganali -si veda il confronto in atto fra Cina e Stati Uniti- mentre per quanto riguarda i tassi di interesse, la Banca centrale europea non dovrebbe spingerli al rialzo prima dell’autunno del 2019 e difficilmente la Banca nazionale svizzera si comporterà diversamente.