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“È difficile oggi vedere un erede di Navalny”

Il futuro dell’opposizione in Russia dopo la morte in carcere del primo oppositore di Putin - L’opinione di Rosalba Castelletti, inviata a Mosca

  • 20 febbraio, 05:55
  • 20 febbraio, 05:55
12:33

60 Minuti del 19.02.2024: gli eredi di Navalny

RSI Info 19.02.2024, 23:16

  • RSI
Di: 60 Minuti/RSI Info 

Una morte politica e forse anche un omicidio politico. Ma il decesso nel gulag siberiano di Alexei Navalny è anche qualcosa che spegne una prospettiva, come ha spiegato a “60 Minuti” Rosalba Castelletti , inviata di “La Repubblica” a Mosca. “Questa morte - secondo la giornalista - ha ucciso la speranza nella bella Russia del futuro di cui parlava tanto Navalny. Molti russi e la stessa opposizione, dispersa tra esilio e carcere, non riuscivano a vedere, almeno fino all’annuncio della vedova Julia, una possibile eredità politica. Forse davvero qualcosa è cambiato, se riuscirà a raccogliere il testimone del marito. E se davvero per la prima volta, questa opposizione sempre divisa, che non si è riuscita a coalizzare, si radunerà attorno a lei”.

La figura di Navalny ha avuto un percorso abbastanza controverso con le sue idee nazionaliste o xenofobe dei primi anni Duemila. Di quel momento cosa è rimasto? “Nel 2018 lo incontrai e gli feci proprio questa domanda, poco dopo che era stato estromesso dalle presidenziali russe. In realtà lui era sfuggente e non voleva parlare delle sue opinioni. Su di lui pendeva anche il sostegno dato in passato all’annessione russa della Crimea, che non ha mai sconfessato. Tutto questo però è passato in secondo piano dopo il suo sacrificio e l’aver scelto di tornare in Russia dopo essere sopravvissuto all’avvelenamento da Novichok. Consapevole che dal carcere non sarebbe mai uscito vivo”.

Era il fustigatore degli oligarghi e del cerchio di potere che sta attorno a Putin, persone che si sono arricchite depredando lo Stato e le risorse naturali di cui la Russia è ricchissima. Quello di Navalny è stato davvero un atto rivoluzionario di ribellione contro il regime? “È stata la sua furbizia, invece di prendersela direttamente con Putin che rappresenta l’uomo forte e ha un certo fascino negli eredi dell’homo sovieticus, lui prendeva di mira la corruzione. E di questa lotta ne aveva fatto la sua bandiera. Questo mobilitava in piazza anche gente che non condivideva il suo pensiero politico. Mi ricordo quando pubblicò il video sul fantasmagorico palazzo di Putin sul Mar Nero: gente per strada mi diceva di non conoscere Navalny, ma di avere visto i filmati e di essersi indignata”. L’altra sua furbizia, continua Castelletti, “era di usare i social e di inventarsi dei meme. Quando voleva stigmatizzare la ricchezza di Putin usò gli scopettoni d’oro che si trovavano nei suoi bagni. Oppure anni prima, nel 2017, quando prese di mira l’ex presidente Medvedev: il simbolo della sua campagna diventarono le sneakers che portava ai piedi e che erano griffate. Da lì è stata la svolta rispetto ad altri oppositori che parlavano con slogan vaghi per la popolazione russa”.

Si potrebbe dire che era più forte come blogger che come politico? “Un’accusa che gli si muoveva era quella di non avere un chiaro programma politico. Non l’ha mai messo per iscritto. Parlava di questa ‘bella Russia del futuro’, una Russia democratica dove fossero consentite elezioni libere e ci fosse libertà di espressione. Ma non aveva un chiaro programma. Se mai fosse andato al potere non sappiamo se avrebbe superato in realtà la prova. Di certo ha incarnato per tantissimi russi l’unica possibile alternativa al sistema Putin, che con la sua morte ha passato secondo molti un Rubicone. Passando dall’autoritarismo al totalitarismo”.

“Se devono uccidermi, disse tempo fa Navalny, vuol dire che siamo diventati incredibilmente forti”. Era davvero così forte? “È qualcosa - ha detto l’inviata a Mosca - che non sapremo mai perché è sempre stato tenuto fuori dai media di Stato e anche dalle elezioni. L’unica volta che gli è stato permesso di correre è stato nel 2013 alle elezioni a sindaco di Mosca, dove riuscì a conquistare il 23% e ha sfiorare il ballottaggio. Questo ci può dire forse qualcosa di quello che sarebbe stato il suo percorso politico potendo partecipare al dibattito pubblico”.

La domanda che tutti si pongono è se Navalny lascia degli eredi? Questa fiamma di resistenza passerà a qualcuno, come la moglie, o nasceranno altre figure? “È davvero difficile in questo momento vedere un erede. Forse potrebbe essere Ilya Yashin che sta scontando una condanna a 8 anni e mezzo di carcere e non ha i peccati del passato di Navalny. C’è anche Vladimir Kara-Murza che sta scontando una condanna anche più lunga per tradimento. Però entrambi non hanno quella forza mobilitatrice che aveva Navalny. La moglie ha la forza del cognome, del suo lutto e del sacrificio, però ha davanti tante sfide. Prima di tutto essere capace di uscire dal cono di ombra del marito. L’altro rischio, come sta già avvenendo, è di essere percepita dai russi come un progetto politico dell’Occidente”, ha concluso Rosalba Castelletti.

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