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“Amputati bambini senza anestesia”

Medici Senza Frontiere racconta alla RSI le attività svolte nel principale ospedale della Striscia di Gaza dove si opera in situazioni sempre più difficili. “È terrificante”

  • 30 ottobre 2023, 21:04
  • 30 ottobre 2023, 21:48
02:51

Gaza, parla Medici Senza Frontiere

Telegiornale 30.10.2023, 20:30

  • Keystone
Di: Mattia Pacella 

“Credo sia superfluo dire che la situazione è orrenda, è terribile. Anche per il personale sul campo è un incubo.” Così ci racconta da Gerusalemme Faris Al Jawad, responsabile della comunicazione per Medici Senza Frontiere, i cui operatori sono attivi anche nell’Ospedale al-Shifa il principale della Striscia di Gaza.

“Non c’è nessun posto sicuro lì. Tentiamo di fornire cure sotto bombardamenti incessanti. Mancano attrezzature mediche essenziali, come ad esempio antidolorifici o morfina. Ma mancano anche letti. Non c’è abbastanza spazio. E ogni sera si va a letto senza sapere se ci si sveglierà di nuovo al mattino. Il nostro personale lavora sette giorni su sette in condizioni inaccettabili. Questa è la situazione sul campo. È terrificante.”

L’ospedale al-Shifa è lo stesso sotto il quale secondo Israele sarebbe attiva una centrale di comando Hamas. All’interno e all’esterno della struttura però ci sarebbero 40.000 persone rifugiate. Secondo fonti palestinesi il bilancio dei morti è salito a 8.306, la maggior parte sarebbero giovanissimi. “La stragrande maggioranza dei pazienti che vediamo nel nostro ospedale sono bambini e donne”. Spiega Faris Al Jawad, “certo, ci sono anche uomini. Ma vediamo un numero enorme di bambini con ferite terribili. E penso che sia molto preoccupante sapere che questo accade a persone innocenti e a persone che sono coinvolte in questo inferno”.

“L’altro giorno abbiamo avuto una testimonianza sconvolgente da parte di uno dei nostri chirurghi sul campo, che ha dovuto fare un’amputazione senza anestesia a un bambino di 11 anni mentre la madre e la sorella guardavano. È qualcosa di inimmaginabile. Noi chiediamo con insistenza un cessate il fuoco, tutto questo non può continuare. È necessario che gli aiuti umanitari possano entrare, così che i medici e gli operatori sanitari possano lavorare e postare l’aiuto di urgenza di cui la popolazione all’interno della Striscia ha un bisogno disperato.

Un altro problema poi è capire fino a quando gli ospedali potranno essere operativi. “Non c’è la certezza che ci sarà abbastanza carburante per far funzionare gli ospedali. – conclude Al Jawad - Già ora circa il 30% delle strutture sanitarie in tutta la Striscia non funziona. Le difficoltà sono enormi. Vedi quello che succede e ti chiedi: come può andare peggio? Per fortuna, finora, il nostro personale è rimasto illeso. Ovviamente speriamo e preghiamo che la situazione rimanga così. Ma alcune delle loro famiglie sono state ferite o uccise e le loro case, alcune case sono state distrutte.”

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