Gli aiuti internazionali per far fronte al devastante terremoto che ha colpito una zona tra Turchia e Siria sono stati messi in moto. Ad essere però già attiva da tempo nel nord della Siria, bastione della ribellione contro Bashar al-Assad, è l’organizzazione Medici Senza Frontiere (MSF). SEIDISERA ha intervistato, dal suo quartier generale a Ginevra, Charles Gaudry, vicedirettore dell'unità emergenze dell'organizzazione:
“La situazione è drammatica, in Siria in modo particolare, dove la popolazione è già duramente provata da anni di guerra. Nei nostri ospedali nel nord del paese, abbiamo già ricevuto centinaia di feriti. Il nostro personale cerca di svolgere il proprio lavoro, non è facile perché anche le nostre strutture hanno subito danni”.
Quanto i danni subiti intaccano le vostre attività?
“Riusciamo comunque a operare e il personale si è anche mobilitato per soccorrere la popolazione anche fornendo coperte, kit di sostegno per un primo aiuto. Non dimentichiamoci che è inverno, fa un gran freddo e ci sono famiglie che hanno perso la casa e tutto quel che avevano”.
Medici Senza Frontiere è presente nel nord della Siria... in Turchia come vi muovete?
“Sì, eravamo già presenti in quest'area, ma siamo presenti anche sul lato turco e lì operiamo sotto il mantello della mezzaluna blu internazionale, che è il nostro partner in Turchia, con cui ci stiamo coordinando per capire come aumentare la risposta umanitaria anche con altre organizzazioni”.
Concretamente nel nord della Siria MSF è presente soprattutto attorno a Erbil, quali attività state portando avanti?
“Per quanto riguarda gli ospedali, già funzionanti, continuiamo a farci carico della traumatologia - di ogni sorta di trauma- e della chirurgia. Ma poi c'è un aspetto importante - che vale anche per il contesto turco- ed è quello di essere in grado di dare accesso alle cure non solo per le vittime del terremoto: ad esempio abbiamo sempre aiutato le donne a partorire e dobbiamo ancora farlo. Non possiamo tralasciare l’aspetto più umanitario e quindi aiutiamo la gente a mettersi al riparo, coordinandoci con le autorità e i servizi di aiuto locali: servono tende, prefabbricati, coperte, kit di sopravvivenza. E infine c'è bisogno di garantire alla popolazione l'accesso all'acqua potabile perché le infrastrutture idrauliche sono distrutte e quindi dobbiamo essere in grado di effettuare rifornimenti d'urgenza di acqua”.
Catena della solidarietà, appello alle donazioni
Di fronte all'ampiezza della catastrofe che ha colpito Turchia e Siria, la Catena della solidarietà ha aperto un conto e lanciato un appello alle donazioni. L'organizzazione già in contatto con i partner in Siria, che operano da anni per sostenere la popolazione colpita dalla guerra. In Turchia sono soprattutto Croce Rossa e Mezzaluna Rossa ad essere presenti.