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“I democratici erano già in un angolo, ora anche di più”

“Il ritorno della violenza politica non sorprende, la soglia di quella verbale si era già di molto alzata”, afferma il politologo Mario Del Pero, esperto di Stati Uniti

  • 14 luglio, 13:19
  • 14 luglio, 21:02
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RG 12.30 del 14.07.2024 Le considerazioni di Mario Del Pero

RSI Info 14.07.2024, 12:50

  • Keystone
Di: RG/pon 

Il fallito tentativo di assassinare Donald Trump segna un ritorno della violenza politica negli Stati Uniti. “Un ritorno però non sorprendente, perché la soglia della violenza verbale e retorica si era di molto alzata”, afferma Mario Del Pero, docente di storia e politica estera statunitense a Sciences Po a Parigi, analizzando al Radiogiornale della RSI quanto accaduto sabato a Butler, in Pennsylvania.

Come cambierà adesso la corsa alla Casa Bianca? Ci sono le istantanee di Trump che alza il pugno prima di essere portato via dal palco dagli agenti di sicurezza. Ce ne è un’altra in cui Trump scende dalla scaletta dell’aereo dopo aver fatto ritorno a casa. Ne esce l’immagine di un uomo forte che si rialza, ben diverso da come appare il presidente Joe Biden. Anzi, il contrasto non potrebbe essere più forte...

Esattamente. Sono immagini, soprattutto la prima, straordinariamente potenti, che sembrano rafforzare, finanche validare alcuni elementi centrali della narrazione trumpiana e repubblicana. Trump da tempo si presenta come vittima, vittima dello Stato profondo, della politica e della giustizia. Ieri è stato vittima di un attentato che poteva davvero costargli la vita. Trump però si presenta anche come un pugnace combattente che parla per conto, in nome di un’America tradita. Mettiamola così, allora: l’immagine del Trump combattente col pugno alzato, il volto con il sangue che scorre, e il Trump vittima si coniugano in un’immagine di per sé straordinariamente potente. Perché questo vigore, questo dinamismo, questa forza, questa mascolinità, se vogliamo, vengono contrapposti con grande efficacia alla fragilità, alla senilità, alla debolezza, l’affaticamento di Biden.

I democratici in qualche modo dovranno adattare forse la loro strategia? Vedo due elementi: forse sarà più complicato per i democratici attaccare, demonizzare un uomo che è stato vittima di un attentato. E poi la domanda del momento: sarà più facile o più difficile convincere Biden a farsi da parte?

Non so se cambi davvero il quadro rispetto a questo. I democratici e Biden sono in un angolo. Lo erano già prima di ieri. Lo sono ancor più dopo quel che è accaduto. Dovrebbero trovare il modo per cambiare la narrazione. È estremamente difficile farlo, anche perché Biden fu eletto, a volte lo dimentichiamo, tre anni e mezzo fa con la promessa di modificare lo stato di cose, di ricompattare e riunire il Paese, di ridare serenità e coesione a un Paese fratturato e diviso e a rischio di derive violente, che poi ci furono nelle settimane successive al voto. E anche su quel terreno lì, quanto avvenuto ieri può essere utilizzato per denunciare il fallimento di Biden. Credo che Biden dovrebbe farsi da parte, non basterebbe probabilmente ma è una condizione per poter rimettere in carreggiata il ticket democratico. Non sembra intenzionato a farlo e dopo ieri è, da un punto di vista politico ed elettorale, ancor più debole.

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Il servizio di sicurezza ha fallito?

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Uscendo dalle conseguenze politiche sulla campagna, c’è sicuramente un tema che sta montando proprio in queste ore legato alla sicurezza. Perché un uomo, a quanto pare segnalato alla sicurezza dai partecipanti, spara al candidato presidente da un tetto a poco più di 100 metri dal palco? Ci si chiede come sia possibile. Siamo di fronte al fallimento del Secret Service?

Io vorrei spezzare una lancia a favore degli apparati di sicurezza, che in queste circostanze si trovano a gestire situazioni estremamente complesse. In un Paese dove circolano milioni di armi, con molti Stati dove il diritto di portare pubblicamente le armi è garantito anche in contesti di comizi aperti, è molto complesso e difficile. Poi vedremo cosa è accaduto ieri, quali falle ci sono state. Eviterei, diciamo così, di mettere sotto accusa gli apparati di sicurezza, anche se ciò sta già avvenendo e va ad alimentare narrazioni cospirative e complottistiche che sappiamo essere molto forti e diffuse negli Stati Uniti e nel mondo.

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