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“La legge marziale controlla quasi ogni aspetto della vita”

Intervista alla nuova direttrice di Amnesty International in Ucraina, Veronika Velch, a Lugano per il Festival dei diritti umani

  • Oggi, 06:13
02:55

Amnesty International Ucraina,

Telegiornale 16.10.2024, 20:00

Di: Intervista di Mattia Pacella/Adattamento: RSI Info 

“Questi due anni e mezzo non sono stati facili. Lo dico per il popolo ucraino, ma anche per me stessa. E la situazione quanto a diritti umani non sta migliorando. Anche nei Paesi democratici seguire lo stato dei diritti umani è complicato. Quando vivi in un Paese come l’Ucraina è triplamente difficile. Due anni e mezzo fa è stata imposta la legge marziale e inoltre viviamo in uno stato di angoscia costante”. Sono le parole di Veronika Velch, nuova direttrice di Amnesty International in Ucraina, avvicinata dalla RSI a Lugano dove è ospite del Festival dei diritti umani.

Quanto è difficile vivere in un Paese dove vige la legge marziale e anche per il vostro lavoro?

“Per noi è molto difficile operare in Ucraina, perché la legge marziale controlla quasi ogni aspetto della vita, compresa la sfera personale. È lei a dire se e quando puoi passeggiare, quando puoi uscire e quando devi tornare. Può privarti delle cose più basilari, come guidare. Ogni volta che scrivi agli amici o ai tuoi cari, devi tenere presente che in nome della sicurezza nazionale, i tuoi messaggi possono essere controllati dalle autorità. (...) C’è inoltre, non dico un controllo, ma c’è attenzione verso le notizie e le informazioni. Certo, oggi è più facile farsi un’idea perché con internet possiamo accedere a varie fonti... ma c’è anche un certo livello di pressione sui media ucraini da parte dell’amministrazione, della presidenza e di tutto il resto. Quindi stiamo osservando la situazione molto, molto da vicino”.

C’è anche il reclutamento forzato. Come conciliare i diritti umani con un contesto di guerra?

“Anche secondo il diritto internazionale stesso è difficile trovare un equilibrio fra diritti umani e sicurezza nazionale, perché quando si tratta di sicurezza nazionale, di solito è il Paese sovrano a decidere fino a che punto imporre una determinata legge. Ma naturalmente, come sapete, da quando è iniziata la guerra in Ucraina, agli uomini soprattutto, ma anche alle donne che hanno l’obbligo di servire nell’esercito... lasciare il Paese poteva essere proibito. Anche i giovani possono essere obbligati ad arruolarsi. La situazione si sta deteriorando perché non c’è chiarezza su quanto tempo le persone debbano servire nell’esercito. Questo è sempre più un problema in Ucraina. Chi si è arruolato volontariamente tre anni fa, vuole sapere per quanto ancora deve restare al fronte. Ma sfortunatamente noi di Amnesty International non possiamo farci nulla”.

Parliamo di crimini di guerra. Oggi che evidenze ci sono, anche e soprattutto nei territori occupati, quanto è difficile scoprirli?

“Nei territori occupati è più difficile, ovviamente, perché non abbiamo accesso. Nessuno può entrare in questi territori, soprattutto se si tratta di ucraini. Per quanto riguarda la raccolta delle prove, come sapete, ci sono molti territori che sono stati sotto l’occupazione russa, ma da cui le truppe russe si sono ritirate. Su questi territori, abbiamo rapporti nostri sullo stato delle scuole e sul trattamento riservato ai civili che si trovavano lì. Abbiamo raccolto dati subito dopo il ritiro delle truppe russe. E queste informazioni sono ben organizzate e potranno essere utilizzate come prova in un futuro in un tribunale che, si spera, verrà istituito in Europa”.

Il procuratore generale ha chiesto al Brasile di arrestare Vladimir Putin qualora dovesse recarvisi. È possibile?

“Abbiamo visto che, ad esempio, la Mongolia, dove Putin si è recato di recente, non lo ha arrestato. Sappiamo bene quanto siano complesse le relazioni internazionali, e dobbiamo tenerne conto. Ovviamente, il Brasile si dice parte di un altro blocco di Paesi e come sappiamo gioca col diritto e le regole internazionali. Credo che se Putin farà davvero quel viaggio e sarà arrestato in Brasile, sarà un buon risultato per tutti noi, per il sistema giudiziario internazionale e per il diritto internazionale, per l’Ucraina e anche per la Russia”.

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Intervista alla direttrice di Amnesty Ucraina

SEIDISERA 16.10.2024, 18:38

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