Analisi

Cinque punti per vincere la guerra? Zelensky ci prova

Il presidente ucraino presenta il “piano per la vittoria”: una cornice per tentare di ribaltare il conflitto, che nell’ultimo periodo ha preso una piega sfavorevole per Kiev

  • 2 ore fa
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Zelensky al fronte in un'immagine scattata lo scorso febbraio

  • Keystone
Di: Stefano Grazioli 

Il presidente Volodymyr Zelensky ha presentato mercoledì alla Rada, il Parlamento ucraino, il cosiddetto piano della vittoria, che delinea la strategia di Kiev per giungere al termine del conflitto con la Russia e alla sconfitta di Mosca. Dopo che nelle scorse settimane il progetto era stato descritto agli alleati chiave occidentali, passando da Washington alle maggiori capitali europee, Zelensky ha illustrato il suo programma in cinque punti, mantenendo comunque segreti alcuni elementi. Come era trapelato, non si tratta di una vera e propria road map per la pacificazione, quanto di una cornice a grandi linee entro la quale muoversi per tentare di ribaltare il conflitto che nell’ultimo anno e mezzo ha preso per l’Ucraina una piega sfavorevole.

I cinque punti del piano

Zelensky punta alla vittoria, con il sostegno fondamentale degli Stati Uniti e della NATO: ha ribadito che Kiev non ha intenzione di cedere i territori controllati ora dalla Russia, dal Donbass alla Crimea, e che Mosca dovrà essere costretta alla pace con l’uso della forza. La realizzazione del piano della vittoria dipende appunto dal supporto dell’Occidente, che dovrà essere articolato secondo cinque punti: dall’invito all’Ucraina a entrare nell’Alleanza Atlantica al rafforzamento degli aiuti militari, dall’esercizio della deterrenza contro la Russia al sostegno economico, finendo con il progetto del dopoguerra in cui le forze armate ucraine dovrebbero sostituire alcuni contingenti statunitensi stanziati in Europa nell’ottica del nuovo di sistema di difesa occidentale.

In realtà, a parte le richieste militari già reiterate in passato, tra le quali quella più urgente riguarda il possibile utilizzo di armi occidentali a lungo raggio, il piano di Zelensky traccia sì un percorso verso la vittoria, ma i punti interrogativi sono molti, basandosi fondamentalmente, come per altro dichiarato, sulla volontà di realizzarlo che è dipendente solo dal supporto di USA e NATO. Al momento però, come dall’inizio del conflitto, non pare esserci una strategia precisa e univoca degli alleati occidentali nei confronti della Russia e alla luce della situazione attuale sul terreno il progetto del presidente ucraino rischia di fermarsi già al primo punto, dato che in seno all’Alleanza Atlantica l’ingresso dell’Ucraina è una questione che non trova unanimità.

La realtà sul campo

Anche il quinto punto, la novità assoluta anche rispetto al piano presentato da Zelensky nel novembre del 2022, che contemplava dieci elementi e doveva condurre anch’esso alla pace, appare distaccato dalla realtà, al di là del fatto che in una guerra di logoramento i tempi sono lunghi e tutto può succedere. In questa fase del conflitto la Russia ha in mano decisamente l’iniziativa, sia sul fronte orientale che su quello meridionale e negli ultimi due mesi ha fatto progressi più che in tutto lo scorso anno, rispondendo alla tattica ucraina dello sfondamento di agosto a Kursk con l’accelerazione nel Donbass.

Se dopo la conferenza per la pace di giugno al Bürgenstock Zelensky aveva rilanciato aprendo alla partecipazione russa a un nuovo vertice entro la fine di quest’anno, il Cremlino ha chiuso la porta del dialogo dopo l’inizio dell’offensiva ucraina in Russia e le reazioni al piano della vittoria di Kiev possono essere riassunte con la dichiarazione del portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov, che ha affermato che “se l’Ucraina vuole ottenere veramente la pace, deve riprendersi dalla sbornia”.

00:56

Ucraina, i russi avanzano a sudest

Telegiornale 14.10.2024, 12:30

Il consenso in calo

Anche la situazione interna per Zelensky è problematica: il consenso del presidente è lontano da quello che aveva all’inizio del conflitto, quando raccoglieva il sostegno quasi assoluto degli ucraini con il 90%. In tre anni quasi tre anni di guerra si è ridotto di un terzo, oggi è al 59%, secondo i dati dell’ultimo sondaggio di ottobre del KIIS, l’Istituto internazionale di sociologia di Kiev. Un anno fa, in sostanza dopo l’ufficializzazione del fallimento della controffensiva ucraina, era al 77% e dall’inizio del 2024 è diminuito ancora, dal 64% di maggio al livello attuale. Poco è servita l’incursione di agosto delle truppe di Kiev in territorio russo, una fiammata estiva che se inizialmente ha acceso le speranze dei più ottimisti, si è ormai spenta alle porte dell’inverno, con le truppe russe che lentamente stanno riprendendo il controllo del territorio vicino al confine nella regione di Kursk.

Significativo che il consenso per Zelensky sia ancora più ridotto nelle aree dell’est, quelle più vicine alla linea del fronte del Donbass, dove è al 51%: in questa zona un ucraino su due è non ha più fiducia nel capo dello Stato. Secondo il KIIS la situazione è comunque molto dinamica e una parte significativa della popolazione oscilla dalla fiducia alla sfiducia a seconda dell’attualità e delle decisioni del presidente. Zelensky è in ogni caso sotto pressione crescente, dato che la narrazione del conflitto, compreso il piano della vittoria, rimane per molti versi distante dalla realtà, oggettiva e percepita, dell’elettorato e di tutta la popolazione ucraina che si appresta ad affrontare il terzo inverno di guerra in condizioni peggiori delle precedenti.

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