La lezione di teoria arriva all’ultima slide e poi ci si ritrova fuori, un veloce raduno e subito di corsa in fila verso l’area indicata, in mano una pala per scavare il terreno. Bisogna stendersi, seguire le ultime direttive e in pochi minuti scavare una trincea. Tutto intorno, l’eco degli spari che fischiano tra gli alberi e il ronzio di droni in virata.
Non è un addestramento per una unità militare, in questa area fuori da Kiev la domenica si ritrovano studenti, avvocati, medici e impiegati. Per imparare come disinnescare una mina, come si ricarica un mitragliatore, come si spara, come si applica un laccio emostatico e come si fa volare un Mavic a 120 km\h per distruggere un carro armato. Tutte lezioni che fanno parte dei 17 moduli del corso d’addestramento del Center for Preparing the Population for the National Resistance.

Una giovane ucraina che ha deciso, volontariamente, di partecipare ai corsi
Qui si addestrano tutte le settimane civili che vogliono imparare da soldati – veterani che hanno combattuto a Bakhmut, Avdiivka, Mariupol - come sviluppare una attitudine militare, per difendersi se file di mezzi militari russi dovessero tornare a puntare la capitale, come successo esattamente tre anni fa. “Siamo un centro operativo nell’oblast di Kiev, e questa regione è stata parzialmente occupata”, racconta Tetiana, la portavoce del centro che segue le attività. “La gente qui se lo ricorda, e tutti viviamo con la sensazione che possa accadere di nuovo. Quando le persone arrivano al nostro campo di addestramento, sono tutte motivate”, racconta.
I corsi sono su base volontaria, spiegano. Vuol dire che chi in settimana lavora, decide spontaneamente di passare il weekend tra fango, pioggia e nevischio. “Non lavoriamo con gli uffici di arruolamento militare. Raccogliamo le iscrizioni e le persone su Instagram, cioè chiunque voglia venire, spiega Tetiana. Si compila un form su Google, e si viene invitati a una delle classi. I corsi durano 7 settimane, si può scegliere di seguire per 4 settimane, o di fare una sola giornata intensiva. Ogni fine settimana qui – e nelle classi che si organizzano nei distretti di Bucha e di Vyshhorod attorno a Kiev – arrivano circa 120 persone. La maggior parte di loro sono ragazzi e ragazze dai 25 ai 30 anni. Qui oggi ci sono persone di tutte le età, in mimetica la domenica e alla guida di un furgone per la logistica di settimana, o con una laurea in legge o una tesi da discutere nelle prossime settimane.

Pratica e teoria si alternano
Veterani che insegnano ai civili
Il progetto è finanziato dalla municipalità di Kiev ed è stato promosso dalla Terza Brigata d’assalto, che manda veterani a fare da istruttori militari. “Molte persone non conoscono nemmeno le nozioni più basilari, come ad esempio ricaricare una mitragliatrice, racconta Denys “Bilyi”, patch della terza brigata d’assalto sul braccio. Ha combattuto in Donetsk e a Bakhmut, è stato ferito e oggi è uno degli insegnanti qualificati del Centro.
Racconta dell’importanza dei moduli sugli esplosivi, la lezione di oggi. “Li addestriamo affinché, se passeggiano in un parco e si imbattono in un pacco sospetto, non lo tocchino con le mani o con le dita”, racconta, “così da non rischiare di entrare in contatto con qualcosa che potrebbe farli saltare in aria”. In questo modo “Non perdono la loro vita a causa di inesperienza”, spiega dall’aula Maksym, istruttore che è anche il responsabile del centro in questa zona della città. A 21 anni Maksim è un veterano, al petto ha due patch della Brigata Azov. Ha combattuto a Mariupol e racconta di essere stato prigioniero dei russi. Spiega come mette a punto le presentazioni al computer, come prepara le lezioni. Per lui è importante trasmettere queste nozioni perché “In un paese in guerra, la popolazione deve assolutamente essere militarizzata. Le persone devono almeno possedere queste competenze di base”, sostiene. Racconta di aver visto con i suoi occhi le atrocità di Mariupol, contro civili e militari. “A loro non importa se sei un civile, un bambino, una donna o una persona anziana, per loro non fa alcuna differenza”. Racconta che quanto successo ad Avdiivka, Bakhmut e in altri villaggi dove si è combattuto e si combatte “sta ancora succedendo e continuerà ad accadere ovunque il nemico metta piede”.

I civili vengono introdotti anche al pilotaggio di droni

Durante un momento di teoria
Le sirene e gli attacchi con droni Shahed e missili balistici su Kiev lo hanno ricordato a tutti qui, anche stanotte. Intanto Maksym insegna a una classe di trenta ragazzi e ragazze come riconoscere un esplosivo rudimentale, come possono essercene ancora tra i territori occupati dai russi attorno a Kiev nel 2022, e liberati dall’esercito esattamente tre anni fa. E cosa fare se questo scenario dovesse ripetersi. I numeri dell’esercito si sono moltiplicati rispetto al 2022, con più di un milione di effettivi. La guerra si combatte in trincea, e utilizzando ogni mezzo possibile, con 77’000 attacchi contro obiettivi russi a marzo, utilizzando soltanto droni. Ma la resistenza, racconta Maksym, va organizzata su tutti i livelli. “Le persone devono essere preparate su larga scala. Tutto il Paese deve svolgere questo tipo di addestramento a livello statale e preparare la popolazione”.
Perché come racconta l’istruttore di droni Oleksandr “Sheva” dal poligono di volo appena fuori dall’aula, “La guerra non è altrove. È anche qui”.

I civili sono accompagnati da veterani, tutti con esperienza diretta nel combattimento

Accuse reciproche tra Mosca e Kiev
Telegiornale 20.04.2025, 20:00