Il reportage

L’Ucraina e le “streghe” di Bucha

Tra le volontarie che abbattono i droni russi che minacciano Kiev

  • 19 novembre, 05:34
  • 19 novembre, 06:59
04:56

Ucraina e le streghe di Bucha

RSI Info 19.11.2024, 06:35

  • Vincenzo Leone
Di: Vincenzo Leone 

Sul giubbotto antiproiettile poggiato sulla panca tre caricatori di proiettili per AK-47, e due patch militari. Una con la bandiera ucraina, sull’altra un soldato in mimetica con una mitragliatrice su un SUV e la scritta “unità di difesa mobile aerea”. Nei boschi di Bucha – trenta chilometri dal centro di Kiev - si addestra un’unità specializzata nell’abbattere droni russi in arrivo sulla capitale. È un’unità di difesa territoriale su base volontaria che ha una particolarità. È formata quasi interamente da donne, si fanno chiamare “streghe di Bucha” e tutte hanno vissuto da vicino l’occupazione militare russa che qui è iniziata il 24 febbraio del 2022 ed è durata 33 giorni. Tra loro “ci sono donne i cui mariti, fratelli o genitori sono stati uccisi durante l’occupazione, la liberazione o in azioni di combattimento”, racconta dalla base di primo mattino il colonnello Andre Verlaty, comandante dell’unità territoriale.

Una squadra quasi tutta al femminile

“Quando il nemico è entrato nel nostro territorio, i russi hanno sistemato le loro postazioni in questa foresta”, racconta Nadia al termine di una delle attività di addestramento. “L’intera foresta è stata scavata nelle trincee, e quando il territorio è stato liberato, ovviamente, abbiamo iniziato a usarla per l’addestramento” aggiunge. Come tutte e tutti qui – la squadra è formata da 92 donne e 12 uomini - aveva un’altra vita prima del 24 febbraio del 2022, e ha anche un altro lavoro. Lei è una giornalista, “non mi sarei mai immaginata soldato”, precisa. Vive a Kiev, e racconta di essersi arruolata perché “da questa direzione, droni Shahed e ogni tipo di obiettivo nemico stanno volando in direzione di casa mia”. L’unità è specializzata esattamente in questo. Cercare di buttare giù ogni minaccia aerea prima che arrivi troppo vicino alla capitale, ai palazzi residenziali e a quelli del governo. Una necessità che di giorno in giorno diventa più decisiva. La Russia sta intensificando progressivamente gli attacchi di questo tipo, terrorizzando la popolazione e facendo vittime tra i civili, da Odessa a Kiev. Sono 4’300 i droni arrivati in Ucraina da agosto a ottobre, il 9 novembre sono stati 145 in una sola notte. “Siamo impegnati nel rilevamento e nella distruzione dei droni d’attacco Shahed”, racconta Ivan, uno degli istruttori militari dell’unità. Che spiega tutto quello che succede in una giornata d’addestramento qui. Come si ricarica un Kalashnikov, come ci si muove in una ricognizione tra i boschi, come si tira fuori un compagno da una trincea e come ci si comporta a un checkpoint in caso di un’auto sospetta.

Foto 8 - Bucha .jpg

Nome di battaglia: Valkiria

  • Vincenzo Leone
Il mitragliatore Maxim

“C’è anche l’addestramento con un mitragliatore contro obiettivi in aria”, che viene effettuato in un’altra area fuori dal bosco. “Sono qui da 5 mesi, e l’addestramento non si ferma un’ora, un minuto o un giorno” racconta Tetiana che ha appena scaricato colpi in aria con un mitragliatore Maxim da 600 colpi al minuto. “Stiamo provando a ottenere la vittoria, e aiutiamo a farlo in questo modo, difendendo il cielo”, racconta. Lei è di Irpin, un’altra delle aree occupata dai russi insieme a Bucha e Hostomel, nei sobborghi di Kiev. “Ero lì, io e la mia famiglia siamo testimoni della guerra su larga scala che è cominciata il 24 febbraio del 2022”, racconta. Lascia Irpin solo per una decina di giorni. “Ho portato i miei figli all’estero e sono tornata qui. Mio marito è rimasto a difendere lo Stato ed è stato ucciso in azione”. Quando non indossa l’uniforme – racconta – lavora per delle ONG e si occupa di assistenza alle famiglie dei militari, anche quelli uccisi. Alla mitragliatrice sono sempre in due, per ricaricare i colpi e garantire fuoco continuo in caso di attacco. È un’arma del 1943, Seconda guerra mondiale. Il modello è del 1910, ha più di cento anni. Non si surriscalda grazie a dei serbatoi per acqua fredda, pesa 27 chili. “Quando è riempita con acqua, si raffredda e puoi sparare quasi continuamente”, spiega Olena dopo aver smontato la mitragliatrice. Spara e può colpire fino a tre chilometri, racconta. “È un’arma arcaica, ma è potente, spaventosa e letale”. E soprattutto – spiega – è molto efficiente in termini di costi, considerando la quantità di attacchi ogni giorno da contrastare. “Non è ragionevole buttare giù i droni con missili Patriot. È come piantare chiodi con un iPhone”. Le coordinate e gli ordini per sparare arrivano da Valentina, nome in battaglia Valkiria. Ha 51 anni ed è una veterinaria, da 4 mesi si addestra con l’unità di difesa. “Il mio compito era salvare vite, ma la guerra ha sconvolto tutti i nostri piani”, racconta. “Abbiamo sopportato l’occupazione, viviamo vicino Bucha, la mia famiglia è stata sotto occupazione”, continua. “Abbiamo visto le atrocità dei russi, abbiamo visto tutti gli orrori che sono avvenuti qui, quindi non avevo scelta”. Quando l’esercito entra a Bucha, i primi di aprile del 2022, i soldati trovano una città in rovine e corpi di civili ovunque. Per strada, nelle fosse comuni, dentro le case. Per mesi verranno trovati cadaveri nei boschi qui intorno, con segni di tortura, colpi alla testa, alcuni corpi anche minati dai russi in ritirata. Sono 461 i morti nella sola Bucha, e 1’137 in tutto nella regione di Kiev liberata dall’esercito ucraino. Operazioni a cui ha partecipato anche questa unità, come spiega il colonnello Verlaty. “L’unità ha partecipato attivamente alla liberazione di Bucha insieme ad altre unità delle Forze Armate ucraine, hanno avuto scontri con i russi”, spiega. Dopo sono stati impiegati in misure di stabilizzazione insieme alla Polizia e impegnati a Kherson, e oggi parte dell’unità è schierata a Pokrovsk. Linea del fronte dove si sta combattendo una battaglia decisiva per contrastare la nuova offensiva di terra russa.

Uomini e donne si addestrano allo stesso modo

“Uomini e donne si addestrano allo stesso modo. Non facciamo distinzioni sulla base di genere”, aggiunge. “Tutte loro sono volontarie, tutte loro sono combattenti e svolgono le missioni di combattimento con onore”. Tecnicamente nelle unità volontarie territoriali di difesa “nulla è diverso dall’esercito”, spiega Verlaty. Precisando però come si possa bilanciare la vita civile e chi sta qui “non sta nelle caserme ma può tornare a casa e prendersi cura dei figli”. Una motivazione in più per chi è rimasto qui e non è al fronte, ma ha deciso di aiutare come può. “Dato che i nostri ragazzi sono in prima linea, dovevo aiutarli qui, se potevo”, racconta Svitlana, account manager per un’azienda di logistica. Sta tutto il giorno davanti al computer, una parte della sua famiglia ha servito nell’esercito ma “mai mi sarei immaginata sarei diventata un soldato che spara per abbattere droni”, racconta. L’invasione l’ha vista dalla finestra di casa sua, non lontana da Hostomel, l’aeroporto – assaltato da più di quaranta elicotteri russi la mattina del 24 febbraio del 2022 - che doveva servire ai russi per conquistare Kiev e tutta l’Ucraina. Non è successo e al fronte come attorno alla capitale lavorano tutti perché non accada più. Perché come spiega Valkiria prima di ripartire ad addestramento finito e tornare alla base, “noi apparteniamo a questo posto”.

02:33

Offensiva russa in Ucraina

Telegiornale 17.11.2024, 20:00

Correlati

Ti potrebbe interessare