Mondo

Dazi, ecco l’obiettivo di Trump

Le decisioni si basano su un rapporto dell’economista Stephen Miran - Le spiegazioni del giornalista economico RSI Marzio Minoli

  • 8 aprile, 15:19
  • 8 aprile, 16:10
03:53

RG 12.30 del 08.04.2025: Il servizio di Marzio Minoli sui dazi decisi da Donald Trump

RSI Info 08.04.2025, 12:30

  • Keystone
Di: Radiogiornale/Pa.St. 

Con i dazi decisi dal presidente statunitense Donald Trump, le borse di tutto il mondo sono in subbuglio. Si tratta di una prima ondata del 10% per tutti i partner commerciali, poi di dazi più elevati - che scatteranno mercoledì - per decine di paesi, tra cui la Svizzera (31%).

Tali decisioni sono frutto, tra le altre cose, dello studio di un rapporto del novembre 2024 dell’economista statunitense Stephen Miran, oggi a capo del gruppo di consiglieri economici del presidente americano. Ma cosa dice questo studio e perché è tanto influente?

“Donald Trump ha un obiettivo dichiarato: riportare negli Stati Uniti la produzione di molti beni che attualmente avviene all’estero, in modo da creare posti di lavoro, ricchezza e ridurre la bilancia commerciale che da cinquant’anni circa è negativa, quindi gli Stati Uniti importano più di quanto esportino” spiega al Radiogiornale il giornalista economico RSI Marzio Minoli.

E sottolinea: “Il problema è però il dollaro”. Sì, perché è la principale moneta che le banche centrali detengono come riserva valutaria. “Questo è dovuto al fatto che molte delle merci importate dai vari paesi le si pagano in dollari. Pensiamo solo al petrolio. Il dollaro è una moneta rifugio. Quindi un dollaro forte rende i beni prodotti negli Stati Uniti più cari. Ecco quindi che i consumatori si orientano verso quelli importati”.

Molti economisti ritengono che il dollaro sia sopravalutato del 25%, “quindi - spiega ancora Minoli - svalutarlo di circa il 20% servirebbe a riportare negli Stati Uniti molta produzione”. Un obiettivo che risulta molto difficile da raggiungere, proprio per i motivi citati. Cosa fare dunque? “Si ricorre ai dazi. Imporre dazi alti alle importazioni stimolerebbe le aziende a spostare la produzione negli Stati Uniti proprio per evitare di dover pagare questi dazi”.

Ma i dazi portano inflazione e un conseguente rialzo dei tassi d’interesse. Una questione di cui tiene conto anche il rapporto di Miran, che spiega come fare per mitigare questo effetto. “Se si applicano i dazi in modo graduale, si possono evitare grossi problemi inflazionistici”, dice Minoli. “I dazi però come arma di negoziazione sono utili. Si parte con dazi bassi, se i paesi non collaborano si possono sempre alzare e via dicendo. Una delle conseguenze di dazi sempre più alti porterebbe a una svalutazione della moneta del paese colpito, e quindi i prodotti importati negli Stati Uniti costerebbero meno, compensando i dazi applicati. A tutto vantaggio dei consumatori”.

Si pone però una domanda: l’eventuale svalutazione delle valute estere basterà a compensare l’aumento dei dazi? Minoli cita l’esempio cinese: “Nel primo mandato Trump, il risultato tra dazi da una parte e svalutazione dello yuan dall’altra portò a un aumento dei prezzi del 4,1%, stando al rapporto Miren. L’inflazione restò contenuta”.

Miren parla inoltre di aumento graduale dei dazi. “Trump ha invece usato il bazooka, inventandosi cifre sui dazi applicati dagli altri paesi ai prodotti americani. Esempio lampante la Svizzera, il paese europeo più penalizzato, che di fronte ai dazi zero sui prodotti americani si vede applicare il 31% su quelli svizzeri verso gli Stati Uniti. Dunque la base ideologica dell’azione di Trump, che ha una sua ragione di essere, viene interpretata un po’ a piacimento dal presidente statunitense”, conclude Minoli.

02:14

Le Borse subiscono i dazi di Trump

Telegiornale 07.04.2025, 20:00

rsi_social_trademark_WA 1.png

Entra nel canale WhatsApp RSI Info

Iscriviti per non perdere le notizie e i nostri contributi più rilevanti

Correlati

Ti potrebbe interessare