Israele ha annunciato sabato di aver completato la costruzione di un nuovo corridoio di sicurezza che isola la città meridionale di Rafah dal resto di Gaza. Il ministro della Difesa, Israel Katz, ha dichiarato che l’attività militare si espanderà rapidamente in gran parte di Gaza, spingendo centinaia di migliaia di civili in un’area sempre più piccola sulla costa del Mediterraneo.
“L’Idf ha ormai completato la cattura del corridoio Morag che divide Gaza tra Rafah e Khan Younis, rendendo l’intera area tra il corridoio Filadelfia e Morag parte della zona di sicurezza israeliana”, ha detto Katz riferendosi alla zona cuscinetto dell’Idf al confine con Gaza.

Il ministro della Difesa Israel Katz
Le truppe israeliane sono state dispiegate nel nuovo corridoio di sicurezza chiamato Morag, dopo che l’esercito aveva ordinato un’evacuazione a tappeto della maggior parte di Rafah. Israele ha promesso di conquistare ampie zone di Gaza per fare pressione su Hamas affinché rilasci i restanti ostaggi e accetti i nuovi termini di cessate il fuoco proposti. I corridoi, insieme a una zona cuscinetto, conferiscono a Israele un controllo superiore al 50% del territorio.
Un piano per consentire agli abitanti di Gaza di “andarsene volontariamente”
La strategia di espansione di Israele potrebbe perseguire anche un altro obiettivo: rendere le condizioni di vita a Gaza talmente invivibili — con la popolazione compressa in un’area sempre più ristretta e priva di adeguati rifugi — da indurre i residenti a cercare una via di fuga.
Katz ha dichiarato che i palestinesi che desiderano trasferirsi “volontariamente” in altri Paesi avranno la possibilità di farlo nell’ambito di una proposta avanzata dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Tuttavia, i palestinesi hanno respinto l’iniziativa, ribadendo la loro volontà di restare nella propria terra. Molti di loro si trovano costretti a vivere in condizioni precarie, accampati in tende o tra le rovine delle abitazioni distrutte, spesso costretti a spostarsi più volte a causa degli ordini di evacuazione imposti da Israele.
Palestinesi, sfollati a causa dell'offensiva militare israeliana, si riparano in una tendopoli a Khan Younis
Proprio oggi, sabato, Israele ha ordinato l’evacuazione delle zone orientali di Khan Younis in previsione di un attacco. I raid israeliani su Gaza hanno provocato la morte di almeno 21 persone nelle ultime 24 ore, secondo quanto riferito dal Ministero della Sanità di Gaza.
Nel frattempo, il governo del primo ministro Benjamin Netanyahu ha imposto un blocco di un mese su cibo, carburante e aiuti umanitari, causando gravi carenze per i circa 2 milioni di palestinesi nel territorio. Israele ha affermato che un numero sufficiente di rifornimenti è entrato a Gaza durante i due mesi di cessate il fuoco, ma i gruppi di aiuto hanno contestato questa affermazione.
Lazzarini: “Gaza è diventata una zona di morte post-apocalittica”
“La realtà a Gaza è una realtà post-apocalittica: tutto è stato distrutto, i combattimenti continuano, la zona è diventata una specie di zona di morte per la popolazione”.
Lo ha dichiarato il Commissario generale dell’Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA), Philippe Lazzarini, in un’intervista all’emittente tv Al Jazeera. “Stiamo sostanzialmente assistendo all’emergere di una sorta di interruzione post-apocalittica della guerra”, ha aggiunto.
Circa 2’500 manifestanti pro-Gaza a Ginevra e Losanna
Circa 2’500 persone hanno manifestato oggi pomeriggio a Ginevra e Losanna per chiedere il rilascio degli oltre 10’000 palestinesi detenuti da Israele. I partecipanti hanno anche denunciato la guerra a Gaza e gli assalti in Cisgiordania.
A Ginevra, secondo un conteggio di Keystone-ATS, quasi 2’000 manifestanti - 1’700 secondo la polizia - hanno risposto all’appello del movimento BDS di Ginevra (Boicottaggio-Disinvestimento-Sanzioni contro Israele fino alla fine dell’apartheid e dell’occupazione in Palestina) in vista del 17 aprile, data in cui ricorre la giornata internazionale di solidarietà con i prigionieri palestinesi.
A Losanna circa 650 manifestanti, secondo la polizia, si sono riuniti intorno alle 14.00 presso la cattedrale, da dove si sono diretti verso la spianata di Montbenon. Le richieste degli organizzatori comprendevano il riconoscimento ufficiale di uno Stato palestinese da parte del Canton Vaud, il boicottaggio accademico e il disinvestimento dei fondi pubblici vodesi.
La marcia di Losanna è stata promossa da diverse organizzazioni e partiti della sinistra radicale, tra cui il POP, SolidaritéS Vaud, Lausanne Palestine, BDS Lausanne e le coalizioni Urgence Palestine, Sud Global e Contre-Attaque & Autonomie.
Giovedì il Coordinamento intercomunitario contro l’antisemitismo e la diffamazione (CICAD) aveva chiesto alle autorità dei due cantoni di vietare questi eventi carichi di odio.

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