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Attacco alle ambulanze, Israele rivede la propria posizione

Le Forze di difesa israeliane ammettono: “Le ambulanze a Gaza avevano le luci accese” - Nell’attacco 15 soccorritori palestinesi sono rimasti uccisi

  • Ieri, 09:30
  • Ieri, 14:17
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RG 12.30 del 06.04.2025 Il servizio di Sofia Stroppini

RSI Info 06.04.2025, 13:41

  • Keystone
Di: ATS/LP 

Le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno rivisto la propria versione sull’attacco a un convoglio di ambulanze a Rafah, in cui due settimane fa sono stati uccisi 15 soccorritori palestinesi. Dopo la pubblicazione di un video entrato in possesso del New York Times, l’esercito ha ammesso che le ambulanze avevano le luci accese ed erano chiaramente identificabili, smentendo la versione iniziale basata solo sulle testimonianze dei soldati.

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Un fotogramma del video diffuso dal New York Times: mostra come le ambulanze fossero chiaramente riconoscibili

  • New York Times

Le IDF sostengono di aver scoperto che almeno sei dei medici uccisi sono stati immediatamente identificati dai funzionari dell’intelligence come agenti di Hamas. Non forniscono però alcuna prova di questa tesi. Secondo le prime indagini, la sparatoria non è avvenuta a distanza ravvicinata ma da lontano.

La ricostruzione dell’esercito israeliano

Le IDF hanno ricostruito l’attacco del 23 marzo a Rafah, nel sud di Gaza. Intorno alle 4 del mattino, i soldati del battaglione Golani hanno teso un’imboscata: diversi civili e ambulanze sono passati senza incidenti.

Alle 4:30, un’auto della polizia di Hamas è stata colpita: un agente è morto, due sono stati catturati. Il veicolo è rimasto sul ciglio della strada.

Verso le 6, è arrivato un convoglio di ambulanze che si è fermato accanto all’auto colpita. I soldati, avvertiti dagli operatori di droni di movimenti sospetti, hanno aperto il fuoco, pensando a una minaccia. Secondo le IDF, i militari non sapevano che si trattasse di medici disarmati.

Dopo la sparatoria, i corpi sono stati raggruppati e seppelliti sul posto, con un segnale per facilitarne il recupero. Le IDF sostengono che si tratta di una prassi per evitare che gli animali dilanino i cadaveri. L’ONU è stata informata del luogo, ma ha recuperato i corpi solo dopo alcuni giorni con l’aiuto dei militari.

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Notiziario 06.04.2025, 06:00

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