Intervista

Marte sulla Terra? In Antartide a 80 gradi sottozero

Nel luogo più isolato al mondo non ci sono forme di vita. Marco Buttu, reduce da tre missioni nella base Concordia a 3’200 metri: “Siamo irraggiungibili per nove mesi, senza possibilità di soccorso”

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Il Faro: Un anno ai confini del Mondo

Telegiornale 27.04.2025, 20:00

Di: Il Faro/ANSA/M. Ang. 

Carenza di ossigeno. Non ci sono piante né animali... nessuna forma di vita. Per 100 giorni all’anno non c’è il sole e la temperatura esterna è di 80 gradi Celsius sottozero. Potrebbe essere l’ambientazione di un film di fantascienza, invece è la realtà di “Marte bianco”. Così gli scienziati come Marco Buttu, chiamano l’Altopiano Antartico, un ambiente così ostile da essere, appunto, paragonato al pianeta rosso, a Marte.

La base Concordia, a 3’200 metri sopra il mare, su una distesa ghiacciata e sconfinata, dove le sfide fisiche e psicologiche sono estreme, è luogo di lavoro e al tempo stesso “casa” di Marco Buttu, ingegnere e ricercatore di astrofisica, già reduce da tre missioni in Antartide. La Concordia si trova nel luogo più isolato al mondo, che l’ingegnere e ricercatore di astrofisica condivide con un piccolo gruppo di persone (12-13).

Nella base Concordia “siamo irraggiungibili per nove mesi, quindi senza possibilità di soccorso. E le condizioni sono veramente estreme”, racconta Marco Buttu, all’inserto Il Faro, del Telegiornale. Il pericolo qui è dietro l’angolo e un errore potrebbe costare la vita. I ricercatori vivono isolati, come se fossero astronauti ma questo è proprio uno degli aspetti più affascinanti della spedizione, secondo Buttu. “Se fossimo raggiungibili sarebbe un’esperienza come tutte le altre, a parte l’ambiente estremo. Quindi è proprio il fatto di essere le persone più isolate al mondo e irraggiungibili a dare un fascino incredibile alla spedizione”, spiega lo scienziato alla RSI.

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Marco Buttu in collegamente con Il Faro

Nel team c’è anche un medico dell’Agenzia spaziale europea; presente non solo per prestare aiuto nel caso di eventuali emergenze. “Vive insieme a noi e ci studia, per capire come il corpo si adatta a un ambiente sostanzialmente extraterrestre. Perché non ci sono altri posti sulla Terra dove questa condizione può essere simulata. Concordia è il posto che più somiglia a una base su un altro pianeta”, sottolinea Buttu, autore del libro: “Marte bianco. Nel cuore dell’Antartide. Un anno ai confini della vita”, seguito ormai da milioni di persone anche grazie ai video divulgativi che pubblica sui social. Tra i più cliccati quello dell’infinita vestizione “a strati” dei ricercatori per riuscire a sopportare le proibitive condizioni atmosferiche esterne.

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Un parte della base Concordia

  • Keystone

Training intenso e preparazione tecnica non bastano, l’aspetto psicologico ha un’importanza fondamentale. “Ritengo sia forse l’aspetto più essenziale, perché i rapporti interpersonali sono la cosa più complicata da gestire durante le spedizioni. E quando le cose vanno male all’interno del team, poi questo si ripercuote sul lavoro e sulla spedizione intera”, dice il ricercatore.

L’ambiente difficile e il lavoro impegnativo mettono tutti a dura prova. “Non si finisce mai di imparare - dice -. Forse la cosa che più si nota, più evidente, in Antartide è che non conosciamo mai noi stessi abbastanza bene. A volte penso di essere in grado di gestire certe situazioni ma quando mi trovo proprio in quella situazione, in quel contesto così estremo, mi rendo conto che in realtà non è facile da gestire o addirittura non sono in grado di gestirla. Pensiamo di conoscere noi stessi ma in realtà non ci conosciamo così tanto quanto pensiamo”.

Nonostante le condizioni al limite, l’Antartide sa presentarsi anche con una sua bellezza, unica. “La bellezza possiamo vederla ovunque. Ci sono posti dove è evidente a tutti; è il caso, ad esempio, dei paesaggi svizzeri. Poi ci sono posti dove non c’è proprio nulla. Senza distrazioni, anche là è semplice cogliere la bellezza. Ad esempio, in Antartide, fuori dalla base, è tutto completamente bianco, piatto e durante la notte la bellezza da cogliere è quella del cosmo. Perché le uniche luci, gli unici movimenti sono quelli delle stelle… una bellezza quasi surreale in quel contesto”.

La base Concordia

La base italo-francese Concordia è situata a 3’000 metri di quota, sopra ghiaccio e neve, e a 1’200 chilometri dalla costa, nell’Altopiano Antartico. È composta da due torri, unite da un tunnel. Durante il periodo invernale (da febbraio a novembre) per 9 mesi, la stazione è irraggiungibile e rimane in completo isolamento. Per 3 mesi cala la notte polare, ovvero la totale assenza di luce. Il team impiegato è composto da 13 persone che garantiscono la manutenzione della stazione e 14 attività scientifiche. Non è solo un laboratorio per studi , tra gli altri, di climatologia, fisica dell’atmosfera, geomagnetismo o meteorologia spaziale; le condizioni estreme fanno di Concordia anche un avamposto per lo studio e la simulazione di problemi legati alle missioni spaziali. Attraverso la perforazione “Beyond Epica”, i ricercatori sono riusciti a raggiungere la profondità di 2’800 metri, dove la calotta glaciale antartica incontra la roccia sottostante. Un accesso a un “archivio” che può fornire informazioni preziose sulla storia climatica della Terra di oltre 1 milione di anni.

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