L’Unione Europea imporrà una prima ondata di dazi sulle importazioni statunitensi a partire dal 15 aprile, in risposta alle tariffe di Washington su acciaio e alluminio, e una seconda ancora da definire dal 15 maggio, a meno di un accordo. L’adozione formale del primo pacchetto è fissata per martedì. Lo ha detto il commissario al commercio Maros Sefcovic parlando alla stampa dopo l’incontro fra i competenti ministri dei Paesi membri, lunedì in Lussemburgo. Saranno toccate inizialmente importazioni per meno di 26 miliardi di dollari, ha precisato. Una piccola frazione del totale, quindi, e meno di quanto preso di mira dalle misure statunitensi su acciaio e alluminio. “Non vogliamo reagire occhio per occhio e vogliamo distribuire equamente gli oneri tra i Paesi membri”, ha precisato lo slovacco.
Bruxelles ha un piano A e un piano B. Come spiegato dallo stesso Sefcovic e dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, i Ventisette hanno proposto già tempo fa a Washington - il 19 febbraio per la precisione - un regime di esenzione totale e reciproca per le automobili e i prodotti industriali come quelli chimici e farmaceutici. Questo quindi prima dello strappo annunciato dalla Casa Bianca la scorsa settimana. L’UE predilige quindi il compromesso: “La cosa più semplice da fare sarebbe la sospensione dei dazi da parte degli USA e quindi un negoziato tra le parti. A quel punto siamo pronti a riesaminare tutto. Io spero che possiamo arrivare a un compromesso che ripristini il nostro stretto rapporto commerciale”, ha spiegato Sefcovic.
“Siamo sempre disposti a concludere un buon affare”, ha detto von der Leyen, espressasi a margine di un incontro con il premier norvegese. Ma se così non sarà, l’Europa si prepara alla guerra commerciale che sta cercando di scongiurare: subire senza reagire non è un’opzione percorribile, l’UE “è pronta a utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per proteggere il proprio mercato unico”, ha dichiarato Sefcovic.
La pazienza di Bruxelles non è infinita, ha detto Sefcovic, e quella di qualche Paese membro è già terminata: il ministro del commercio tedesco Robert Habeck e quello francese Laurent Saint-Martin spingono per una risposta molto ferma e ipotizzano il ricorso al - finora mai utilizzato - “strumento di coercizione” che permetterebbe di congelare determinati investimenti e di restringere l’accesso al mercato europeo. Possibile bersaglio: i servizi digitali. In questo ambito il flusso di denaro fra le due sponde dell’Atlantico è nettamente favorevole agli Stati Uniti. Andare a colpire le cosiddette “big tech” sarebbe una mossa particolarmente incisiva, sulla quale Sefcovic per ora frena.

In vigore i primi dazi
Telegiornale 05.04.2025, 12:30