L’ex consigliere federale Adolf Ogi - intervistato dal Telegiornale della RSI a Kandersteg - si è detto sorpreso dell’ampiezza dei dazi imposti alla Svizzera dagli Stati Uniti. Mantenere la calma - ha detto - è sensato. Ma non basta. “Non bisogna farsi prendere dal panico - spiega -. Aspettare è la cosa giusta da fare, nel senso che bisogna dapprima vedere “dove” e come” verranno applicati i dazi. Ma ciò non significa che non si debba contattare il presidente Trump. Una telefonata con lui sarebbe importantissima. Bisogna poi parlare con i suoi fedelissimi, convincendoli a portare i giusti messaggi al presidente”.
“Non bisogna farsi prendere dal panico”
RSI Info 06.04.2025, 21:13
Pur non criticando l’attuale Governo, Ogi è disturbato dal fatto che non sia ancora stato possibile parlare con Donald Trump o - perlomeno - con qualcuno della sua cerchia ristretta. Tutto ciò - secondo l’ex consigliere federale - deve cambiare. In tempi brevi. Lo dice, essendo perfettamente consapevole che ottenere questi contatti - oggi - è forse più difficile rispetto a 25-30 anni fa. Quando lui aveva buoni rapporti con Bill Clinton. “Oggi è tutto più difficile e tutto avviene molto più velocemente. Allora le persone si incontravano personalmente e si guardavano negli occhi. Oggi molto avviene per via elettronica”.
“Oggi tutto avviene più velocemente. Allora le persone si incontravano personalmente”
RSI Info 06.04.2025, 21:17
Per ottenere udienza da Trump, bisogna - stando a Ogi - rivolgersi, per esempio, all’ex ambasciatore americano in Svizzera, Edward McMullen, o alla futura ambasciatrice americana in Svizzera, Callista Gingrich. Un’altra idea sarebbe quella di chiamare delle personalità che - in passato - hanno già ottenuto degli inviti da Trump. Tra questi il fondatore del WEF, Klaus Schwab e il presidente della FIFA, Gianni Infantino. E poi, non vanno dimenticati i due ex consiglieri federali che hanno incontrato Donald Trump nel suo primo periodo di presidenza: Alain Berset lo vide a Davos nel 2018, Ueli Maurer fu invitato alla Casa Bianca un anno dopo. “Bisogna tentarle tutte. Se anche loro due riescono a mettere una buona parola, benvenga”.
“Bisogna tentarle tutte”
RSI Info 06.04.2025, 21:15
Ogi ricorda poi anche l’iniziativa che il Consiglio federale prese negli anni ‘90, quando la Svizzera ebbe problemi con gli americani a causa dei fondi ebraici. A Thomas Borer (che non era ancora ambasciatore) fu chiesto di partecipare a tutti i talk show possibili. Per spiegare all’opinione pubblica americana e ai politici americani come stavano le cose. E anche se questa volta i problemi non riguardano solo la Svizzera, Adolf Ogi è convinto che un’operazione simile potrebbe dare buoni frutti. “Dobbiamo creare un certo “goodwill” per il nostro Paese. E dire cosa abbiamo fatto, cosa stiamo facendo e cosa siamo disposti a fare per il commercio reciproco e per la comprensione reciproca. È fondamentale. Sono convinto che l’attuale Consiglio federale riuscirà in questa missione”.
“Sono convinto che l’attuale Consiglio federale riuscirà in questa missione”
RSI Info 06.04.2025, 21:19
Anche perché, continua l’ex consigliere federale, la Svizzera ha delle carte da giocare. “Ci sono pochi Paesi che investono tanto quanto la Svizzera negli Stati Uniti, creando 400’000 posti di lavoro ben retribuiti. E sono pochi i Paesi che hanno un legame tradizionale, e così buono e di lunga data con gli Stati Uniti. Trattare con noi non è facile ma se diciamo qualcosa, poi lo facciamo. Siamo affidabili.”
In tal senso - conclude Ogi - andranno esaminate attentamente anche le recenti proposte, giunte da più parti, di aumentare gli investimenti diretti svizzeri negli USA, creando ulteriore occupazione. Sulla falsa riga di quanto i Paese EFTA - dei quali la Svizzera fa parte - hanno fatto concludendo l’accordo di libero scambio con l’India.