“Sabato si terranno in Oman colloqui ad alto livello” tra Stati Uniti e Iran, ha annunciato il ministro degli esteri iraniano Seyed Abbas Araghchi. “Questa è tanto un’opportunità quanto un test. La palla è nel campo americano”, ha scritto Araghchi su X.
La sua presa di posizione segue quella del presidente statunitense Donald Trump, che ha da parte sua affermato che Washington inizierà sabato colloqui “diretti” con Teheran sul suo programma nucleare. Sul posto per gli USA dovrebbe esserci l’inviato statunitense per il Medio Oriente Steve Witkoff.
“I colloqui saranno tenuti indirettamente e l’Iran non accetterà nessun altro modo”, ha però precisato Araghchi, aggiungendo che “se gli americani sono davvero determinati, raggiungeremo risultati a Muscat”.
Riferendosi alla richiesta di Israele di usare il modello libico per l’Iran (che in pratica prevede lo smantellamento completo del programma nucleare iraniano, come accettò di fare Muammar Gheddafi nel 2003) Araghchi ha sottolineato: “Questo è un sogno che non si avvererà mai. Le nostre attività nucleari sono senza dubbio pacifiche e non abbiamo problemi a costruire fiducia in questo senso, in cambio della revoca delle sanzioni”.
“Abbiamo scelto i colloqui indiretti perché la negoziazione, che gli USA impongono attraverso pressioni e minacce, è di fatto una imposizione e noi non crediamo in questo metodo. Inoltre, i colloqui indiretti possono garantire una negoziazione reale ed efficace”, ha concluso Araghchi.
Il fallimento del piano di Obama
Per capire le la situazione odierna è utile fare un passo indietro. Nel 2018 Donald Trump ritirò gli Stati Uniti dall’accordo che prevedeva di sottoporre il programma nucleare iraniano a limiti e controlli severi in cambio di un allentamento delle sanzioni economiche. Era un piano sostenuto anche da Russia, Cina e Unione Europea ed era considerato uno dei maggiori successi in politica estera dell’amministrazione Barack Obama.
Tornato alla Casa Bianca in gennaio per il suo secondo mandato, Donald Trump dovette constatare che l’abbandono di quel piano ha permesso all’Iran di espandere in modo aggressivo il proprio programma nucleare. E così il presidente statunitense ha inviato una lettera al leader supremo Ali Khamenei, con un invito a trattare, seguito dalle ormai ricorrenti minacce in caso di mancata intesa. “Ci saranno bombardamenti, bombardamenti come non ne hanno mai visti”, ha detto Trump. Pochi giorni dopo aver inviato la lettera.
E così anche ieri, nel dare l’annuncio dei colloqui diretti che si terranno in Oman, Trump ha ribadito: “Sarebbe una grande cosa per l’Iran arrivare ad un accordo. E non voglio nemmeno dire cosa accadrebbe in caso contrario”.
L’Amministrazione Biden aveva condotto diversi round negoziali indiretti con l’Iran, che però a sua volta aveva abbandonato la ricerca di un accordo. E i risultati furono magri.