Motaz Azaiza ha 25 anni ed è un fotografo e giornalista palestinese della Striscia di Gaza. Da quando è partita la controffensiva di Israele, dopo gli attacchi perpetrati da Hamas il 7 ottobre scorso, ha testimoniato la distruzione e le conseguenze del conflitto sui civili. Sul suo profilo Instagram, dove conta 19 milioni di follower, ha raccontato senza filtri, giorno per giorno, la vita nella Striscia: i bombardamenti, la gente ferita, i bambini morti e la semplice quotidianità delle persone.
Il 23 gennaio scorso ha deciso di andarsene. Ora viaggia in Europa per raccontare la sua storia. RTS, lunedì, ha raccolto la sua testimonianza, che necessita una premessa: Azaiza in tutti questi mesi ha spesso diviso l’opinione pubblica per le sue posizioni nette. La sua interpretazione di questa guerra non prevede sfumature, interpretazioni diverse dalla sua.
“Le immagini più terribili non le avete mai viste”
“Sono stato testimone della distruzione dall’inizio”, ha raccontato, “le immagini più terribili non le avete mai viste. Ciò che ho filmato è una minima parte di quello che succede, se avessi dovuto testimoniare anche questo, sarei morto anch’io. Alcune persone mi dicono che non possono seguirmi, le immagini sono troppo crude. Ma bisogna sensibilizzare, bisogna stare dalla parte giusta, che non sostiene un genocidio commesso contro dei civili”.
Sollecitato dal giornalista, Azaiza ha parlato del ruolo del giornalista a Gaza, un compito molto pericoloso e che è costato la vita a diversi suoi colleghi. “Facciamo spesso battute sulla divisa che indossiamo (si riferisce al giubbotto di protezione con impresso Press sul petto, ndr), una mia collega è morta perché è stata raggiunta da un proiettile alla gola, dove non era protetta. Anche se sei protetto, trovano il modo per prenderti di mira…Se fossi rimasto ancora lì, non so se sarei sopravvissuto. Anche se però, morire può essere meglio che avere la sensazione di non essere vivo…”.
Il fotoreporter racconta degli ultimi giorni passati a casa, prima di decidere di partire, le difficoltà di trovare cibo, carburante, accerchiato da una serie di attacchi.
Alla domanda se il popolo di Gaza provi risentimento e rabbia nei confronti di Hamas risponde facendo prima una premessa: ”C’è la questione se Hamas è da considerare un’organizzazione terroristica…”. Su questa frase però viene subito bloccato dal giornalista che lo invita a riflettere sul fatto che l’attacco deliberato contro cittadini il 7 ottobre è stato un atto terroristico. “Sì”, continua, “possiamo parlare dell’attacco di ottobre. Ma perché non parliamo di quello che è successo prima, dal 1948 (…) Ogni giorno ci sono dei palestinesi che sono stati uccisi dagli israeliani nei territori occupati. E nessuno dice”, conclude, “che gli israeliani sono terroristi”.
Aiuti umanitari per Gaza
Telegiornale 12.03.2024, 12:30