Approfondimento

“Non è vero che i palestinesi rifiutano sempre le proposte di pace”

La recente tregua a Gaza ha riproposto alcuni luoghi comuni sul conflitto in Medio Oriente - Facciamo chiarezza insieme allo storico Arturo Marzano

  • 26 novembre 2023, 06:53
  • 26 novembre 2023, 09:19

I luoghi comuni sul conflitto israelo-palestinese

SEIDISERA 24.11.2023, 18:21

Di: SEIDISERA/Bettina Müller/RSI Info

Il conflitto tra israeliani e palestinesi dura da decenni e anche in questi giorni di guerra sono molti i riferimenti storici che si fanno su questo conflitto. Molti i luoghi comuni che vengono ripetuti nei dibattiti. Tra questi anche quello che “i palestinesi hanno sempre rifiutato ogni proposta di pace di Israele”. Per capire quanto questa affermazione sia veritiera o meno, ci siamo rivolti ad Arturo Marzano, storico del conflitto israelo-palestinese dell’Università di Pisa.

È corretto dire che “i palestinesi hanno sempre rifiutato ogni proposta di pace di Israele”?

“No. Peraltro questa affermazione si intreccia con una famosa frase detta da Abba Eban il ministro degli Esteri israeliano che nel ‘73 affermò che ‘gli arabi non hanno mai perso l’occasione per perdere un’opportunità’, riferendosi al fatto che Israele aveva cercato la pace nel ‘48, nel ‘67 e nel ‘73 e non avesse mai trovato nessuna sponda. La storiografia ha ormai messo in luce l’inesattezza di questa affermazione perché tanto nel ‘48 quanto nel ‘67 ci furono proposte di pace da parte siriana e giordana che Israele non colse”.

I palestinesi hanno rifiutato già le proposte dei britannici quando la Palestina era ancora un loro mandato.   

“Ci sono due piani di divisione del territorio della Palestina mandataria, il primo del ‘37 e il secondo nel ‘47. In entrambi i casi la leadership palestinese rifiutò perché boicottano il mandato britannico, che si basava su un principio discriminatorio nei loro confronti. Il mandato britannico prevedeva un diritto nazionale degli ebrei sulla Palestina, mentre gli arabi, che erano la maggioranza della popolazione, avevano dei diritti civili e religiosi. Rifiutando questo, i palestinesi ritenevano di avere un diritto nazionale come gli altri arabi che abitavano il Libano, la Siria, l’Iraq (anche questi sotto i mandati di Francia e Gran Bretagna). I palestinesi ritenevano che anche loro avessero diritto a una nazione e quindi contestavano l’interpretazione del mandato e le spartizioni che ritenevano ingiuste”.

Veniamo a tempi più recenti. Si è molto parlato di quando, nel 2000 l’allora leader dei palestinesi Yasser Arafat, rifiutò la proposta di pace israeliana. Si diceva: “Arafat ha rovesciato il tavolo della pace”.

“Durante il famosissimo negoziato di Camp David voluto da Bill Clinton tra Ehud Barak, primo ministro israeliano, Yasser Arafat, presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (OLP), Arafat rifiutò la proposta israeliana. La vulgata è stata sempre quella di dire ‘la generosa offerta di Barak’, che lui offrì tutto quello che volevano, ma questi hanno rifiutato. In realtà, in assenza di mappe, quello che molti testimoni dicono è che l’offerta di Barak fosse un’offerta limitata, che i palestinesi non potevano accettare perché non prevedeva uno stato territorialmente contiguo palestinese a fianco a Israele. E il fatto che non fosse un’offerta così generosa si può ricostruire perché già nel febbraio 2001 a Taba, gli israeliani offrirono di più e anche nel 2007 offrirono di più. È vero che anche queste altre due volte i palestinesi rifiutarono, ma rifiutarono secondo un principio che avendo accettato lo Stato di Israele sui confini del ‘48, il resto del territorio mandatario, cioè Gaza e Cisgiordania, deve essere interamente loro”.

Quindi, riassumendo, i palestinesi hanno rifiutato le proposte di Israele perché prevedevano molto meno di quanto prevede il diritto internazionale con le risoluzioni ONU.                

“Israele ha fatto delle proposte, ma sempre molto limitate rispetto a quanto i palestinesi ritengono di poter accettare. In particolare, dagli anni ‘90 in poi le offerte di Israele non prevedono l’intera Cisgiordania, l’intera Gaza e Gerusalemme est con delle compensazioni territoriali che però devono essere garantite da un negoziato. Su questo principio l’OLP è stato a lungo molto fermo, ritenendo che tutti i territori occupati nel 1967 debbano far parte del futuro Stato palestinese”.

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