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“Possa il ricordo di tutti gli assassinati continuare a vivere”

Il presidente polacco Andrzej Duda nel discorso per gli 80 anni della liberazione del campo di concentramento nazista di Auschwitz: “Affinché la gente ricordi sempre”. Karin Keller-Sutter: “Mantenere vivo ricordo della Shoah”

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Le celebrazioni della Giornata della Memoria

Telegiornale 27.01.2025, 12:30

  • Keystone
Di: ats/joe.p. 

Sono passati esattamente 80 anni da quando, il 27 gennaio 1945, le truppe sovietiche entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz, nel sud della Polonia. E oggi ad Auschwitz per la commemorazione sono presenti, oltre ai sopravvissuti dell’Olocausto, una quarantina di capi di Stato e di governo e rappresentanti di organizzazioni internazionali.

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Shoah, la testimonianza di un sopravvissuto

Telegiornale 27.01.2025, 12:30

Circa 50 sopravvissuti si sono recati al muro della morte di Auschwitz, dove centinaia di persone furono fucilate, e hanno deposto candele e corone di fiori ai suoi piedi. Un uomo in testa al corteo indossa il berretto dell’uniforme data ai prigionieri dei campi di concentramento.

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Il presidente polacco Andrzej Duda ed il direttore del museo di Auschwitz-Birkenau Piotr Cywinski durante la cerimonia per gli 80 anni della liberazione del campo di concentramento nazista

Duda: “La Polonia è custode della memoria”

La Polonia conserva siti come Auschwitz “per preservare la memoria, per mantenerla viva, affinché la gente ricordi sempre”. Lo ha detto il presidente polacco Andrzej Duda nel suo discorso.

“Noi polacchi siamo i custodi della memoria oggi” e abbiamo la “missione” di preservare la testimonianza, ha affermato. Questo è necessario affinché “il mondo non permetta mai più che una catastrofe umana così drammatica accada”.

“È qualcosa senza precedenti nella storia dell’umanità”, ha aggiunto il presidente polacco. “Possa il ricordo di tutti gli assassinati continuare a vivere, possa il ricordo di tutti i morti continuare a vivere, possa il ricordo di tutti coloro che soffrono continuare a vivere”, ha concluso.

Scholz: “Non tollereremo l’oblio”

“Figli e figlie, madri e padri, migliori amici, vicini, nonni: più di un milione di persone con sogni e speranze sono state assassinate ad Auschwitz, assassinate dai tedeschi. Partecipiamo a questo dolore e ricordiamo. Non tollereremo l’oblio, né oggi né domani”. Lo ha scritto su X il cancelliere tedesco Olaf Scholz.

Karin Keller-Sutter: “Mantenere vivo ricordo della Shoah”

Ad Auschwitz è presente anche la presidente della Confederazione, Karin Keller-Sutter, che si è detta scossa per i rigurgiti di antisemitismo. Per Keller-Sutter non è tollerabile che connazionali di religione ebraica in Svizzera vengano discriminati, intimiditi o subiscano addirittura violenza.

In un messaggio pubblicato oggi, la consigliera federale afferma che, “in uno Stato democratico, ogni forma di odio in ragione della razza, dell’appartenenza etnica, della religione o dell’orientamento sessuale è inconciliabile con i nostri valori della tolleranza, del rispetto reciproco e della convivenza”.

Keller-Sutter accompagnata da due sopravvissuti: Alfred e Rudolf Popper

Oggi, la presidente della Confederazione è accompagnata da due sopravvissuti, i fratelli Alfred e Rudolf Popper, che partecipano alla commemorazione per la prima volta dalla loro liberazione nel 1945.

In base alle stime, nel campo di Auschwitz-Birkenau furono assassinate dal regime nazionalsocialista più di un milione di persone. Nel 2005 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 27 gennaio Giornata Mondiale di Commemorazione delle Vittime dell’Olocausto.

Come accennato, per la Svizzera è importante mantenere vivo il ricordo dell’Olocausto. È lo stesso obiettivo che persegue l’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto, di cui la Svizzera fa parte dal 2004, finanziando anche la Fondazione internazionale per la conservazione dell’ex campo di concentramento.

Svizzera: molti edifici pubblici illuminati

Nella Confederazione invece, per celebrare gli 80 anni dalla liberazione, molti edifici pubblici, tra cui Palazzo federale, verranno illuminati con diversi colori e con la scritta #WeRemember. Anche città e comuni di molti altri cantoni hanno previsto di fare lo stesso sugli edifici pubblici.

La campagna intende “ricordare al mondo le conseguenze di un aumento sfrenato dell’odio”, hanno evidenziato la Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI) e la Piattaforma degli ebrei liberali della Svizzera (PELS), sottolineando che ci troviamo in un periodo in cui vi è una recrudescenza degli episodi antisemiti. Stando ai promotori, illuminare gli edifici rappresenta un segnale d’umanità silenzioso, nonché tiene viva la memoria di uno dei capitoli più bui della storia europea e delle sue vittime.

Auschwitz è il simbolo della persecuzione e del genocidio di sei milioni di ebrei e altre minoranze perpetuato dai nazisti e dai loro alleati durante la Seconda guerra mondiale. Vi trovarono la morte almeno 1,1 milioni di persone deportate.

29:49

Auschwitz, la necessaria memoria

Modem 27.01.2025, 08:30

  • Keystone

La testimonianza di Edith Bruck a Modem

A Modem la straordinaria e toccante testimonianza di Edith Bruck, scrittrice di origini ungheresi sopravvissuta miracolosamente ai campi di sterminio nazisti. Il suo racconto doloroso, ma che non mancherà di regalarci squarci di luce, ci porterà nel cuore di un’Europa stravolta dall’abominio di Auschwitz e delle selezioni mortali perpetrate da Josef Mengele. Nata nel 1931 in una povera e numerosa famiglia ebrea, Edith Bruck farà della testimonianza una ragione di vita, diventando una stimata autrice di libri e un punto di riferimento morale per le maggiori personalità culturali e politiche.

“Siamo arrivati ad Auschwitz. Con violenza ci hanno fatti scendere dal vagone. C’erano soldati tedeschi con cani lupo che gridavano soltano “destra” o “sinistra”. E spingevano. Io era a sinistra con mia mamma. Questo fino all’altezza dell’ultimo soldato tedesco. E lì è successa una cosa terribile. Tanto terribile che, anche se l’ho racconta mille volte, mi fa sempre lo stesso effetto, mi rompe dentro. Un soldato tedesco si è chinato su di me e mi ha detto, quasi sussurrato: “Va a destra, va a destra”. Io urlavo “no”. Mia mamma urlava “no”. Mia madre si è inginocchiata, pregandolo di lasciargli l’ultimo dei suoi figli, la più piccolina. Ma lui ha alzato il calcio del fucile e ha l’ha colpita. Non l’ho mai più vista. Poi mi ha colpita, finché non mi sono trovata dalla parte destra. Io allora non sapevo che, in una qualche maniera, aveva voluto voluto darmi la possibilità di salvarmi. Perché a destra c’erano i lavori forzati. A sinistra invece il crematorio”.

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