Intervista

“Sorprendente, una simile esplosione”

Trump-Zelensky: anche Thomas Greminger, già ambasciatore svizzero e segretario generale dell’OSCE, esprime il suo sconcerto per l’alterco di venerdì alla Casa Bianca

  • Oggi, 18:22
  • 50 minuti fa
03:30

SEIDISERA del 01.03.2025 - L’intervista di Lucia Mottini a Thomas Greminger

RSI Info 01.03.2025, 18:21

  • archivio Keystone
Di: SEIDISERA-Lucia Mottini/RSI Info 

Le immagini del battibecco nello Studio Ovale tra Zelensky, Trump e il suo vice Vance, hanno scosso per i toni duri e per i contenuti poco amichevoli tra alleati. Come lo legge Thomas Greminger? Lucia Mottini ha intervistato per SEIDISERA l’ex ambasciatore svizzero, già segretario generale dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa fino al 2020 e ora direttore del Centro per la politica di sicurezza di Ginevra.

Ero molto scioccato, per il contenuto ma soprattutto per il modo. Si è trattato di una diplomazia pubblica e se ne sono visti i limiti. Quando ci sono disaccordi tra capi di Stato, capita che non ci siano comunicati al termine dell’incontro. Ma un simile litigio in pubblico, in una situazione molto critica, e cioè la fase preparatoria di un negoziato, in più tra alleati, è veramente grave!

Che cosa ha fatto scattare la scintilla nell’incontro di ieri?

Difficile a dirsi, perché non abbiamo assistito a tutto l’incontro. I due non si amano. Ma l’incontro era ben preparato e tutti sapevano che era molto importante. Una simile esplosione è sorprendente e soprattutto - insisto - nella parte pubblica dell’incontro, che di solito è breve e con poca sostanza, mentre il resto rimane confidenziale.

Donald Trump e J.D. Vance hanno preso a tenaglia il loro ospite davanti alle telecamere. C’era della premeditazione?

Buona domanda. Penso di no. Ma il nuovo approccio della Casa Bianca, provocatorio, si serve della diplomazia pubblica per far passare dei messaggi forti attraverso i media. Con questa mentalità, si corre il rischio che simili cose succedano. Ma quanto sento ora da entrambe le parti, mi conferma che non era una messa in scena.

La personalità di Zelensky, ha avuto un ruolo in questa disputa?

Hanno forse un tipo di comunicazione simile e questo ha fatto esplodere la discussione. Entrambi si vedono come grandi comunicatori: per entrambi la comunicazione pubblica è assolutamente centrale.  

Cosa succederà ora? Secondo Zelensky, gli Stati Uniti rimangono un partner strategico dell’Ucraina e la relazione con Donald Trump può essere ricucita. È d’accordo?

Ha chiaramente ragione: gli Stati Uniti restano un partner-chiave dell’Ucraina. Sul piano personale non sarà facile sanare una relazione che già prima non era molto buona. Ma sul piano diplomatico, sulla sostanza, sono sicuro che l’ambasciata ucraina a Washington sta facendo tutto il possibile attraverso fonti al Pentagono o i senatori per influenzare il presidente e soprattutto per evitare che gli aiuti all’Ucraina siano sospesi: sarebbe gravissimo e metterebbe in discussione l’idea difesa ad esempio dal rappresentante speciale del presidente Trump, il generale Keith Kellogg, secondo cui l’Ucraina dovrebbe poter negoziare da una posizione di forza.  

Il Centro per la politica di sicurezza di Ginevra, che lei dirige, ha fatto parlare di sé recentemente perché ha elaborato un documento che potrebbe servire ai protagonisti nell’elaborare un cessate il fuoco. Zelensky teme evidentemente che gli si imponga un cessate il fuoco precario. Sono paure fondate?

Sì, è un timore legittimo! Le garanzie di sicurezza sono un elemento centrale per l’Ucraina, per evitare che la Russia attacchi di nuovo tra qualche tempo. E poi ci sono degli aspetti tecnici nella preparazione di un cessate il fuoco, oggetto del nostro documento. Per esempio gli accordi di Minsk del 2014 e 2015 non erano buoni da questo punto di vista. Tornando agli aspetti politici, ci saranno questioni importanti da chiarire: quella territoriale, le sanzioni, le riparazioni di guerra, i crimini di guerra. Saranno negoziate nell’ambito di un cessate il fuoco? Penso sia poco probabile. Ma se non sarà così, ci sarà ancora la volontà politica, dopo, di negoziare un accordo più completo?    

Thomas Greminger, voi lavorate con esperti vicini ai governi, quando la diplomazia classica è in difficoltà. In questo momento siete all’opera per incollare i pezzi?

Bisogna essere modesti su quanto può fare la diplomazia parallela. Sono convinto che dia un contributo positivo, ma alla fine ci vuole una volontà politica dei governi. Bisogna essere realisti.

Domani una quindicina di Paesi europei si riuniranno a Londra per discutere della situazione. La Svizzera, che l’anno scorso ha promosso la conferenza del Bürgenstock sulla pace in Ucraina, ha ancora un ruolo da svolgere?

Sì. La Svizzera non solo ha organizzato il Bürgenstock, ma ha agito tramite la diplomazia parallela e ne sono fiero. La Svizzera non sarà la mediatrice principale. Ma ci saranno opportunità per la diplomazia ufficiale. La Svizzera ha eccellenti relazioni con l’Ucraina e anche la Russia ci considera più positivamente di quanto emerga dal discorso ufficiale.

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