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“Tolto il peso Biden, i Dem compatti su Kamala Harris”

L’analisi del professor Federico Romero sui possibili sviluppi da qui alla Convention di Chicago per scegliere l’alternativa a Trump

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Una sorridente Kamala Harris nella sua prima uscita da "osservata speciale".jpg

Una sorridente Kamala Harris nella sua prima uscita da "osservata speciale"

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Di: SEIDISERA/RSI Info

Non c’è ancora l’investitura ufficiale, che arriverà solo alla Convention democratica di Chicago (19-22 agosto), ma già ora si può dire che la vicepresidente statunitense Kamala Harris rappresenta una nuova iniezione di entusiasmo dopo l’abbandono del presidente Joe Biden. Ne è convinto anche il professore Federico Romero, storico, esperto di Stati Uniti, che insegna all’università di Firenze.

“Sì, e lo si sta già vedendo - dice Romero alla RSI -. È evidente dalla reazione di gran parte degli alti funzionari Democratici, governatori, senatori, membri del Congresso, che sono enormemente sollevati dal fatto che Biden abbia rinunciato a continuare la campagna elettorale e abbia passato la mano a Kamala Harris. Tutti si stanno stringendo intorno a lei con grande rapidità, così come stanno sborsando un mucchio di soldi, migliaia e migliaia di donatori e finanziatori. Quindi c’è un segnale di entusiasmo, perché si è sbloccata una situazione che sembrava divenuta impossibile. E, in qualche modo, c’è entusiasmo anche per Kamala Harris, sorprendentemente, perché lei finora è stata un personaggio tutto sommato non così popolare né nel Partito Democratico né al di fuori. Quindi un primo effetto di entusiasmo lo sta già avendo. Dopodiché sicuramente cambia la campagna elettorale. Da qui in avanti sarà profondamente diversa perché è diverso uno dei candidati ed è diversa la dinamica tra di loro. Oltre al fatto che c’è la sorpresa di dover reimpostare tutto a metà strada. Cosa che sia Harris che Trump dovranno fare; e non sarà facile”.

Unità mostrata in casa democratica, anche se questa non rischia già di sgretolarsi fra qualche settimana alla Convention? Tutti manterranno il sostegno a Kamala Harris oppure ci sarà qualche sorpresa?

“Non si può escludere, però l’impressione oggi è che questo sia molto difficile. Alcuni dei possibili candidati alternativi a Kamala Harris hanno detto che la sostengono, invece di candidarsi. È possibile che qualcuno si faccia avanti, ma più passano i giorni e più si avvicina la Convention, più questo mi sembra improbabile. Proprio perché si assiste a questa marea montante di sostegno alla vicepresidente, che in qualche modo predetermina già un fatto compiuto. Quindi non lo si può escludere, ma mi sembra non molto probabile. Anche perché credo che i democratici a questo punto di correre il rischio di una divisione o di mandare all’aria un candidato, ne hanno già avuto abbastanza. Credo che vogliano sentirsi su un terreno più sicuro dopo aver superato quella che sembrava diventare una palla al piede, cioè la candidatura di un presidente troppo anziano per il ruolo”.
                
L’anzianità del presidente è stata al centro di ogni discussione negli ultimi mesi. Pensando invece al politico, cosa possiamo dire della sua eredità, che non è ancora definitiva, visto che è in carica fino a novembre. Che bilancio fa, professor Romero, dei quasi quattro anni di presidenza di Biden?

“Un bilancio tutto sommato in chiaroscuro, perché ha fatto delle cose, come dire, più di sinistra di quello che ci poteva aspettare dal punto di vista del tentativo di rilanciare l’occupazione. Ha finanziato nuove politiche industriali, con anche un sostegno ai salari. A tal proposito i democratici in fin dei conti nelle ultime due generazioni avevano fatto poco o nulla”.              

E quindi?

“È apparso un presidente più popolare di altri. Al tempo stesso ha presieduto a una ripresa dell’economia piuttosto intensa e continuativa. Con questo paradosso che però è una ripresa dell’economia che una parte molto cospicua dell’elettorato non vede, non riconosce, non sente e che quindi non trasforma in un merito di Biden. Sarà un problema anche per Kamala Harris avere un’economia che tira molto, ma in cui molti elettori americani non si riconoscono, perché siamo di fronte al problema di tutta l’economia degli ultimi trent’anni. Un’economia che cresce per un 40% della popolazione, ma non per l’altra metà. Per cui lo scontento diventa piuttosto effervescente. Infine c’è il capitolo della politica estera, che però è un po’ diverso e un po’ più complicato”.

Dopo Biden, cosa cambierà?

SEIDISERA 22.07.2024, 18:18

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