L'opposizione in Venezuela sta protestando contro la decisione della Corte suprema di assumersi tutte le funzioni del Parlamento e parla di vero e proprio colpo di Stato. Un ruolo difficile quello degli oppositori al Governo di Nicolas Maduro, che denunciano persecuzioni e arresti sommari. Anna Valenti ha incontrato una di loro, Antonietta Ledezma, dissidente rifugiata all’estero e figlia di uno dei leader dell’opposizione, in carcere da ormai due anni.
Sono passati più di due anni da quel 19 febbraio 2015, quando Antonio Ledezma, sindaco di Caracas dal 2008, è stato prelevato in manette dalle forze speciali del Governo venezuelano. Quel giorno è iniziata l'instancabile lotta di Antonietta per la liberazione del padre
120 uomini armati del servizio di intelligence venezuelano hanno prelevato mio padre dal suo ufficio, senza nessun mandato d’arresto né ordine di detenzione. Per 9 ore non abbiamo saputo nulla: se fosse vivo, se lo stessero torurando o dove fosse. Il suo arresto è in realtà un sequestro, una detenzione arbitraria perché non esistono prove di reato. Maduro voleva solo allontanarlo da Caracas e metterlo a tacere, perché sa che è un guerriero della democrazia.
Agli arresti domiciliari, Antonio Ledzema è sorvegliato a vista dalle autorità, che temono la sua eventuale fuga. Cosa significa essere prigionieri politici oggi in Venezuela?
Le calunnie a cui sono sottoposti i prigionieri politici nel mio paese sono terribili, le ho vissute sulla mia pelle. Ma oggi mio padre è più forte e libero che mai perché sa di essere laddove deve stare. In Venezuela infatti i democratici, stanno dietro le sbarre.
Antonietta, 25 anni, da due gira il mondo chiedendo alla comunità internazionale di fare pressioni sul Venezuela affinché gli oppositori siano rilasciati. Da qualche tempo vive a Madrid, in Spagna, dove frequenta un master sui diritti umani.
Non ho lasciato volontariamente il Venezuela, sono stata costretta perché la mia vita era in pericolo. Mio padre mi ha supplicata di andare via per le numerose minacce ricevute. Per me è una situazione provvisoria, mi formo perché quando tornerò voglio essere parte della ricostruzione del Venezuela.
Sulla situazione in cui versa oggi il paese Antonietta non usa mezzi termini.
Vivere oggi in Venzuela è una sfida di sopravvivenza: esci la mattina, ma non sai se rientrerai; esci per comprare cibo non sai se lo troverai. Cerchi medicine e non sai cosa ti possa capitare. I nostri diritti umani sono costantemente calpestati: non c’è separazione di poteri. Ci ritroviamo con una Giustizia ingiusta, asservita al potere. In questi ultimi tempi ai venezuelani non vengono più concessi i passaporti per non lasciarli andare via. Oggi noi venezuelani siamo vittima della peggiore violazione dei diritti umani della loro storia che non possiamo continuare ad accettare.
Alla crisi alimentare, segue l'impasse politica. Il dialogo tra Governo e opposizione, mediato anche dal Vaticano non avanza.
Non si può dialogare con un Governo che ha 100 prigionieri politici, di più di quelli detenuti a Cuba. Non si può dialogare con un Governo incapace di accettare critiche e di ammettere che ha fallito, che le sue politiche economiche ci hanno condotti alla peggiore catastrofe umanitaria della nostra storia. Non penso ci si possa sedere al tavolo negoziale con la stessa persona che ti tortura, ti umilia e non rispetta il tuo pensiero differente. Maduro cadrà. Non so se sarà domani o tra un anno, ma noi non tentenniamo, continueremo a lottare.
Anna Valenti