È nuovamente finito nella bufera Pornhub, il sito porno gestito dalla società MindGeek. Dopo l'inchiesta del New York Times sui video di abusi sessuali su minorenni, arrivano le denunce di 34 donne. In 14 casi l'accusa è anche quella di "traffico sessuale di minori".
È un'aggressione senza fine. Così la definiscono le vittime - che sostengono di essere state prima stuprate e filmate - e poi costrette a rivivere quell'orrore all'infinito, perché le immagini vengono postate e ri-postate su internet.
Ora, una trentina di donne ha deciso di opporsi all'abuso, denunciando Pornhub e la casa madre MindGeek. Gli avvocati delle donne sostengono che si tratti di una classica impresa criminale, che sfrutta contenuti sessuali non consensuali a scopo di lucro. Accuse che avevano fra l'altro dato il via a una petizione firmata da oltre 2 milioni di persone. La società respinge le accuse, definendole "assurde" e assicurando di non tollerare contenuti illegali.
Lo scandalo ha coinvolto anche la politica canadese, Paese in cui ha sede MindGeek. Giovedì una commissione parlamentare ha chiesto regolamentazioni più chiare per queste piattaforme.
Nel 2020, un'inchiesta del giornalista e vincitore di due premi Pulitzer pubblicata sul New York Times aveva già travolto Pornhub. L'accusa era di diffusione illecita di contenuti senza il consenso delle persone riprese. Insomma, immagini di stupri, anche di minorenni, spesso diffuse anche dopo le richieste di eliminarle. E questo perché spesso, dopo la cancellazione, vengono semplicemente ricaricati. La piattaforma permette infatti agli utenti di pubblicare i video. Dopo la bufera e l'avvio di diverse cause contro l'azienda da parte di presunte vittime, Pornhub ha aumentato il numero dei moderatori dei contenuti, ovvero di quelle persone che controllano i filmati. Secondo ricerche del Times i moderatori sono 80. Come termine di paragone: Facebook ne ha 15mila.