Kabul - C’è chi dice che sia l’uomo giusto nel momento sbagliato. Avrebbe dovuto essere la scelta degli americani al posto di Karzai all’inizio, o arrivare tra dieci anni quando il paese sarebbe stato forse un po’ più stabile. Ashraf Ghani, in carica da un anno, dopo elezioni difficili che lo hanno costretto a nominare il suo antagonista a capo dell’Esecutivo, si ritrova a governare un paese sull’orlo del precipizio.
Ghani si ritrova a fare i conti: da un lato con il ritiro delle truppe straniere che da 150'000 sono diventate una decina di migliaia e dall’altra talebani e IS che, approfittando di questo vuoto, provano a farsi strada. A ciò si aggiungono i signori della guerra che, con la scusa di essere costretti a proteggere il paese, perseguono i loro interessi. E poi ci sono povertà e corruzione endemiche, difficili da debellare quando l’economia di un paese ancora si basa sulla droga. E quest’anno, la produzione d'oppio, è precipitata del 48 per cento.
Uno scatto durante l'intervista a Kabul
Ghani ha un aspetto mite, quasi delicato, ma chi lo conosce lo definisce un ramo d’acciaio. Antropologo, ha lavorato alla Banca mondiale per poi diventare ministro dell’economia fino a quando non ha detto basta, non riuscendo a sopportare i trucchi e i giochi di un sistema troppo corrotto. Sua moglie è una libanese cristiana.
Il presidente Ghani è un intellettuale. Barbara Schiavulli l'ha incontrato in un palazzo presidenziale super-blindato.
Di seguito l'intervista concessa in esclusiva alla RSI
RG 18.30 del 12 novembre 2015 - L'intervista al presidente afghano Ashraf Ghani, di Barbara Schiavulli
RSI Info 12.11.2015, 17:49
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Red.MM