Barack Obama si prepara a portare consolazione, ancora una volta, a un paese sotto shock, sconvolto dal riaccendersi delle tensioni razziali dopo il massacro dei cinque poliziotti a Dallas, caduti sotto i colpi di un veterano afroamericano (aveva combattuto in Afghanistan), che ha agito per "vendicare" l'ennesima uccisione di una persona di colore da parte di un agente.
Il rientro di Obama a Washington, dopo un breve viaggio in Europa
RSI Info 11.07.2016, 11:14
Il presidente statunitense, rientrato anzitempo dalla Spagna, si recherà domani (martedì) a Dallas per partecipare ai funerali delle vittime e incontrerà in forma privata i familiari dei poliziotti uccisi. Insieme ad Obama saranno presenti alle esequie anche il vice presidente Joe Biden e l'ex presidente George W. Bush, con la moglie Laura.
Intanto prosegue nel paese l'ondata di arresti di manifestanti che protestano dopo le ultime uccisioni di neri da parte di poliziotti: ieri ad Atlanta ne sono finiti in manette 9, facendo salire nel terzo giorno di contestazioni il bilancio complessivo a circa 250 persone fermate.
In strada - EBU
RSI Info 10.07.2016, 12:08
Alton Sterling e Philando Castile, i due giovani afroamericani uccisi in meno di 48 ore da agenti in Louisiana e Minnesota (sabato un altro è stato poi ammazzato a Houston), sono solo le ultime vittime dei metodi della polizia nei confronti dei neri negli Stati Uniti.
Oggi (lunedì) la polizia del Missouri ha reso noto che un agente fuori servizio ha ucciso un giovane di 20 anni che stava tentando di entrare nella sua abitazione. Uno zio della vittima ha riferito che i due avevano litigato sui social network in merito al movimento Black Lives Matter (le vite dei neri contano), il movimento che denuncia le brutalità e le uccisioni delle forze dell'ordine nei confronti degli afroamericani, di cui il nipote, di genitori di etnie diverse, era un simpatizzante.
Sui social network, accanto all'hashtag del movimento black lives matter, compare ormai un emoji (composto da tre pallini che richiamano altrettanti pugni chiusi con diverse sfunature di marrone per ricordare le diverse etnie). Il braccio alzato con il pugno chiuso, lo ricordiamo, è un gesto di lotta contro le discriminazioni razziali che riporta alla mente la protesta inscenata sul podio alle olimpiadi di Città del Messico del 1968; durante la premiazione dei 200 metri, gli afroamericani Tommie Smith e John Carlos, chinarono il capo e alzarono il pugno chiuso in un guanto nero, a sostegno dei diritti umani.
L'emoji che richiama il pugno chiuso accanto all'hashtag del movimento
ATS/ANSA/M.Ang.