Hanno suscitato un’ondata di sdegno e di condanna a livello internazionale i raid israeliani sulla città di Rafah che, secondo i funzionari sanitari locali, hanno ucciso almeno 45 palestinesi, compresi gli sfollati (uccisi dalle fiamme nelle tende). Circa la metà dei morti erano donne, bambini e anziani (dati del Ministero della Salute di Gaza).
L’ONU chiede a Israele un’indagine “approfondita e trasparente” sui civili uccisi a Rafah e chiede di “adottare misure immediate per proteggere meglio i civili”, secondo la richiesta formulata dal coordinatore speciale per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland. “Condanno gli attacchi aerei israeliani della scorsa notte che hanno colpito le tende degli sfollati - ha precisato -. Anche se l’Idf ha detto di aver colpito un’installazione di Hamas e di aver ucciso 2 militanti del gruppo durante gli attacchi, sono profondamente turbato dalla morte di così tante donne e bambini”.
Israele ha ricevuto critiche anche da alcuni dei suoi più stretti alleati (come gli USA o la Francia), che hanno espresso indignazione per le morti di civili. “Queste operazioni devono cessare. A Rafah non ci sono aree sicure per i civili palestinesi. Chiedo il pieno rispetto del diritto internazionale e un cessate il fuoco immediato”, ha scritto il presidente francese Emmanuel Macron su X. Il Ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha dichiarato che attentati come quello di Rafah avranno ripercussioni di lunga durata su Israele. “Israele con questa scelta sta diffondendo odio, radicando un odio che coinvolgerà i loro figli e nipoti. Avrei preferito un’altra decisione”, ha dichiarato il ministro al canale televisivo italiano SKY TG24.
Anche i vicini Egitto e Giordania, che hanno fatto pace con Israele decenni fa, hanno condannato gli attacchi su Rafah. Il Ministero degli Esteri egiziano ha descritto l’attacco a Tel al-Sultan come una “nuova e palese violazione delle regole del diritto internazionale umanitario”. Il Ministero degli Esteri della Giordania lo ha definito un “crimine di guerra”
Israele insiste nel dire di rispettare il diritto internazionale e ha negato le accuse di genocidio mosse dal Sudafrica alla Corte internazionale di giustizia. La settimana scorsa, la Corte ha ordinato a Israele di fermare la sua offensiva a Rafah, una sentenza che non ha il potere di far rispettare. Separatamente, il procuratore capo della Corte Penale Internazionale sta richiedendo mandati di arresto contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, oltre a tre leader di Hamas, per presunti crimini legati alla guerra.
Israele afferma di fare del suo meglio per aderire alle leggi di guerra e dice di trovarsi di fronte a un nemico che non si impegna in tal senso, che si insinua in aree civili e che rifiuta di rilasciare incondizionatamente gli ostaggi israeliani.
L’attacco di domenica sera a Rafah, che è apparso come uno dei più letali della guerra, ha contribuito a far salire il bilancio complessivo dei morti palestinesi nella guerra oltre i 36’000, (secondo i dati del Ministero della Sanità di Gaza, che non distingue tra combattenti e non combattenti nel suo conteggio). “Abbiamo estratto persone in condizioni insopportabili”, ha detto Mohammed Abuassa, accorso sulla scena nel quartiere nord-occidentale di Tel al-Sultan. “Abbiamo tirato fuori bambini che erano a pezzi... giovani e anziani. Il fuoco divampato nel campo era terribile”.
Il coordinatore speciale ONU per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, ha dichiarato che: “Tutte le parti in conflitto devono astenersi da azioni che ci allontanano ulteriormente dal raggiungimento della fine delle ostilità e mettono ulteriormente a repentaglio la già fragile situazione sul terreno e nella regione più ampia”, ribadendo l’appello del segretario generale ONU, Guterres, per un cessate il fuoco immediato e per il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, in modo da porre fine alle sofferenze dei civili. “Le Nazioni Unite - ha concluso - restano ferme nel loro impegno a sostenere tutti gli sforzi volti a porre fine alle ostilità, ridurre le tensioni e portare avanti la causa della pace”.
La versione israeliana sulla strage di civili
Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato lunedì al Parlamento che l’attacco israeliano a Rafah del giorno precedente è stato “un tragico errore”. “A Rafah abbiamo evacuato un milione di residenti che non erano coinvolti e, nonostante tutti i nostri sforzi, ieri si è verificato un tragico errore”, ha dichiarato il premier. “Stiamo indagando sull’accaduto e trarremo le conclusioni”, ha aggiunto.
Le prime indagini sull’incidente a Rafah hanno mostrato che il raid sui comandanti di Hamas ha innescato un incendio che può aver ucciso i civili palestinesi. Lo ha detto, citato dai media, il portavoce del governo Avi Hyman. L’esercito israeliano ha detto di aver “intrapreso passi per minimizzare il rischio di colpire civili non coinvolti nell’attacco a Rafah, inclusa la sorveglianza aerea e l’uso di armi speciali da parte dell’aviazione”. Inoltre, ha fatto sapere il portavoce militare, l’attacco “non è avvenuto nell’area umanitaria di al Mawasi, dove l’Idf ha incoraggiato i civili ad evacuare” e lo stesso attacco è avvenuto su precise informazioni di intelligence.
L’avvocato militare, generale Yifat Tomer-Yerushalmi, ha dichiarato che Israele ha avviato 70 indagini penali su incidenti che hanno suscitato il sospetto di violazioni del diritto internazionale, tra cui la morte di civili, le condizioni di una struttura di detenzione che ospita sospetti militanti palestinesi e la morte di alcuni detenuti sotto custodia israeliana. Sono stati esaminati anche episodi di “violenza, crimini contro la proprietà e saccheggi”. Israele sostiene da tempo di avere una magistratura indipendente in grado di indagare e perseguire gli abusi. Ma i gruppi per i diritti dicono che le autorità israeliane di solito non riescono a indagare a fondo sulle violenze contro i palestinesi e che anche quando i soldati sono ritenuti responsabili, la punizione è solitamente lieve.
Hamas: “Dopo il raid a Rafah non parteciperemo ai negoziati”
Il Qatar, mediatore chiave tra Israele e Hamas nel tentativo di assicurare un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas, ha dichiarato che gli attacchi potrebbero “complicare” i colloqui. I negoziati, che sembrano essere ripartiti, hanno vacillato ripetutamente sulla richiesta di Hamas di una tregua duratura e del ritiro delle forze israeliane, termini che i leader israeliani hanno pubblicamente respinto. Hamas, nel pomeriggio di lunedì, ha fatto sapere ai mediatori dell’Egitto, del Qatar e degli USA, che non parteciperà ai negoziati per un accordo di tregua e scambio di ostaggi, a causa del raid israeliano a Rafah. Lo hanno riferito fonti della fazione islamica ad Haaretz.
Netanyahu: Israele deve distruggere “gli ultimi battaglioni” di Hamas rimasti a Rafah
Intanto il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che Israele deve distruggere quelli che definisce gli ultimi battaglioni di Hamas rimasti a Rafah. Il gruppo militante ha lanciato domenica una raffica di razzi dalla città verso il centro di Israele, densamente popolato, facendo scattare le sirene dei raid aerei, ma senza causare feriti.
Un soldato egiziano ucciso al confine tra Gaza ed Egitto
Intanto la tensione resta alta mentre, nelle ultime ore, è stato registrato anche uno scontro a fuoco tra forze armate egiziane ed israeliane al valico di Rafah. Un soldato egiziano è stato ucciso e altri sono rimasti feriti. Le forze armate israeliane (Idf) hanno dichiarato che una sparatoria è avvenuta al confine con l’Egitto e precisato che l’incidente è “sotto revisione” e “discussioni sono in corso con gli egiziani”. Il portavoce militare egiziano, dal canto suo, ha dichiarato che “le forze armate egiziane stanno conducendo un’indagine da parte delle autorità competenti sull’incidente con sparatoria avvenuto nella zona di confine di Rafah, che ha portato all’uccisione di un responsabile della sicurezza”.
Hamas ha scatenato la guerra con l’attacco del 7 ottobre a Israele, in cui i militanti palestinesi hanno ucciso circa 1’200 persone, per lo più civili, e hanno sequestrato circa 250 ostaggi. Hamas detiene ancora circa 100 ostaggi e i corpi di circa altri 30, dopo che la maggior parte degli altri è stata rilasciata durante il cessate il fuoco dello scorso anno.
Circa l’80% dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza sono fuggiti dalle loro case, la fame è molto diffusa e i funzionari delle Nazioni Unite affermano che alcune parti del territorio stanno vivendo una carestia.
Continua la guerra a Gaza
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