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Asia, ping pong umanitario

Imbarcazioni respinte in mare. Rohingya, la minoranza musulmana senza cittadinanza - la fotografia

  • 16 maggio 2015, 10:33
  • 7 giugno 2023, 08:37
Un vertice per affrontare il problema è previsto il 29 maggio

Un vertice per affrontare il problema è previsto il 29 maggio

  • reuters


"Un problema regionale, che richiede soluzioni regionali", cosi un portavoce del governo statunitense ha commentato l’emergenza migranti in Asia, che ha portato alla ribalta una crisi umanitaria che va avanti nel silenzio e nell’indifferenza da anni, quella dei
Rohingya, la minoranza musulmana del Myanmar a cui non viene riconosciuta la cittadinanza, in un paese che si dice sul cammino della democrazia, con il cauto sostegno dell’Occidente, incoraggiato dalle riforme cominciate cinque anni fa.

Rohingya, visi

La verità è che nella regione, tra Thailandia, Malaysia e Indonesia, non c'è coordinazione, né, secondo alcuni, pietà. I governi che hanno respinto le imbarcazioni piene di migranti provenienti dal Bangladesh e dal Myanmar, abbandonati dai loro trafficanti, per paura di essere arrestati dopo il giro di vita imposto dalla Thailandia, sostengono che il problema va risolto alla radice, ossia nell’ex Birmania che opprime da sempre i Rohingya, ai quali non resta altra soluzione che scappare. La Malaysia e l’Indonesia sono le mete preferite, essendo paesi a maggioranza musulmana, mentre la Thailandia è il paese di transito.

Cartina

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  • RSI


Un vertice a fine maggio

La Thailandia ha indetto un vertice il 29 maggio per trovare delle soluzioni alla crisi, un invito a cui il Myanmar molto probabilmente non risponderà, siccome non accetta che si parli di Rohingya, ma soltanto di immigrati del Bangladesh. La Malaysia non brilla per la difesa dei diritti umani. La stampa asiatica ha messo l’enfasi sul fatto che l’Indonesia ha dato ai migranti cibo, acqua e medicine, prima di mandarli verso la Malaysia, mentre il governo di Kuala Lumpur ha posto alcuni migranti in detenzione. La Thailandia è stata inoltre più volte accusata di aver chiuso gli occhi per anni sul traffico di esseri umani e addirittura, in alcuni casi, di essere stata complice attraverso ufficiali corrotti. Il presidente indonesiano Jokowi, salito al potere come difensore dei diritti umani, ha deciso di respingere la politica d’asilo e i migranti, che sono ora in mezzo al mare costretti a bere la propria urina.

In Indonesia

In Indonesia

  • reuters


In fuga da decenni

Anche se il numero dei Rohingya in fuga è aumentato, questa non è una situazione nuova. I Rohingya scappano da decenni dalla povertà, dalle discriminazioni, dalle violenze della maggioranza buddista che dice di non voler essere “invasa” dai musulmani. Nuovo sembra essere l’interesse dei media e della comunita’ internazionale. E’ chiaro che come nella crisi nel Mediterraneo, la questione e’ estremamente delicata e controversa, ma i politici d’Asia non possono piu’ ignorarla se non vogliono avere sulla coscienza la morte di migliaia di persone, nelle acque che condividono.

Loretta Dalpozzo

Dal TG:

Dalla radio


01:17

RG 12.30 del 15 maggio 2015: Chi sono i Rohingya - il servizio di Loretta Dalpozzo

RSI Info 15.05.2015, 15:04

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