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Assange, concluso l’appello finale

Terminata anche l’ultima udienza, la difesa si oppone alla contestatissima estradizione verso gli USA - Verdetto in altra data - La salute del giornalista peggiora

  • 21 febbraio, 18:20
  • 21 febbraio, 21:41
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Una manifestante sostiene la causa di Assange fuori dalla Corte di giustizia di Londra (21 febbraio 2024)

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Di: AFP/Reuters/ATS/M. Ang.

Si è conclusa all’Alta Corte di Londra la seconda e ultima udienza sull’appello finale della difesa di Julian Assange, contro la contestatissima procedura di estradizione dal Regno Unito verso gli USA. La pronuncia del verdetto da parte del tribunale è prevista in altra data. Sarà questione di alcuni giorni secondo le attese, ma i giudici non hanno dato indicazioni precise in merito, riservandosi il tempo necessario per riflettere sulle argomentazioni contrapposte delle parti.

I rappresentanti del governo statunitense hanno esortato mercoledì la magistratura britannica a respingere l’ultimo tentativo di Assange di appellarsi contro l’estradizione. Di più: negano di aver avviato un procedimento “politico” contro il 52enne, giornalista australiano e cofondatore di WikiLeaks

La giustizia statunitense sta perseguendo Assange per aver pubblicato, a partire dal 2010, oltre 700’000 documenti riservati sulle attività militari e diplomatiche degli Stati Uniti, in particolare in Iraq e Afghanistan. Sostengono che le fughe di notizie abbiano messo in pericolo la vita dei loro agenti e che non ci siano scuse per la sua condotta, che sostengono sia criminale.

Dopo diverse battute d’arresto, gli avvocati del 52enne australiano hanno cercato martedì, in un ultimo tentativo, di convincere i due giudici dell’Alta Corte di Londra che il caso contro di lui è “politico” e che l’estradizione metterebbe in pericolo la sua salute e persino la sua vita.

WikiLeaks scrive che Assange “rischia una condanna a 175 anni se estradato negli USA, per aver pubblicato” documenti imbarazzanti sottratti agli archivi americani. Il suo caso giuridico è diventato il simbolo delle minacce alla libertà di stampa.

Come il giorno precedente, anche oggi (mercoledì) decine di manifestanti si sono riuniti sotto la pioggia davanti all’Alta Corte di Londra per mostrare il loro sostegno al fondatore, dopo le manifestazioni organizzate martedì sera in Francia.

Assange mercoledì non si è presentato in videoconferenza per la seconda giornata di udienza del ricorso finale della sua difesa. Lo riportano testimoni presenti in aula, dopo che ieri la moglie, Stella, e gli avvocati difensori, avevano informato i due giudici d’appello che il giornalista e attivista, “non sta bene” a causa delle conseguenze di 5 anni di detenzione dura nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh. Il forfait è stato poi confermato da WikiLeaks sul profilo X dell’organizzazione, dove Assange viene mostrato da detenuto in foto, invecchiato ben al di là dei suoi 52 anni, con capelli lunghi e barba bianca, ma con lo sguardo di sfida di sempre. E viene indicato ancora una volta come “un prigioniero politico”.

La magistratura britannica deve decidere se concedere o meno ad Assange il diritto di appellarsi contro la sua estradizione negli USA, concordata dal governo britannico nel giugno 2022. Se l’appello verrà respinto, Assange si appellerebbe alla Corte europea dei diritti dell’uomo, nella speranza di ottenere la sospensione dell’estradizione, secondo quanto dichiarato dalla moglie Stella. Avrà però solo una manciata di giorni per farlo, prima di venire rapidamente estradato negli Stati Uniti.

Il giornalista era stato arrestato dalla polizia britannica nel 2019, dopo aver trascorso 7 anni nell’ambasciata ecuadoriana a Londra, per evitare l’estradizione in Svezia nell’ambito di un’indagine per un presunto stupro, indagine poi chiusa nel 2019.

L’australiano è perseguito per aver messo in atto le “ordinarie pratiche giornalistiche” per “ottenere e pubblicare informazioni”, ha sostenuto martedì il suo avvocato. Il suo cliente rischia una condanna sproporzionata negli Stati Uniti e “c’è il rischio concreto che subisca un palese diniego di giustizia”, ha aggiunto.

Numerose voci hanno esortato il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, a ritirare le 18 accuse contro Assange davanti a un tribunale federale della Virginia, presentate durante il mandato del suo predecessore Trump in base alla legge sullo spionaggio del 1917. Ma nonostante il cambio di presidente, “l’accusa rimane valida, perché si basa sulla legge e non sull’ispirazione politica”, ha sottolineato l’avvocato Clair Dobbin.

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