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Berlusconi archivia il Pdl, rinasce FI

Azzerate le cariche ma alla riunione dell'ufficio di presidenza non partecipano Alfano e gli altri "governativi"

  • 26.10.2013, 10:26
  • 05.06.2023, 17:38
Berlusconi Forza Italia 2006 ky.JPG

Era il 2006, sembra oggi

  • KEYSTONE

Nuova reincarnazione per il centro-destra italiano. In una riunione ristretta tenutasi a Palazzo Grazioli, sede romana del Cavaliere, è stato decretato lo scioglimento del Pdl e la rinascita, dalle sue ceneri di Forza Italia, il partito che Silvio Berlusconi creò nel 1994 dopo il crollo dei partiti della Prima Repubblica.

Sostegno a Letta ma...

L’ufficio di presidenza, recita una nota diffusa al termine dell’incontro, “delibera la sospensione delle attività del Popolo della libertà, per convergere verso il rilancio di Forza Italia già pubblicamente annunciato dal presidente Berlusconi con un appello a tutti gli italiani che amano la libertà e vogliono restare liberi”.

Nel testo viene espressa l’intenzione di continuare a sostenere il Governo Letta, ma si tratta di un impegno a durata limitata e condizionata dal prossimo voto in Senato sulla decadenza di Silvio Berlusconi, che in proposito ha voluto precisare come sia “ assolutamente inaccettabile la richiesta di estromissione dal parlamento del leader del centro-destra, sulla base di una sentenza ingiusta e infondata”.

Alfano e i suoi disertano l'incontro

Alla riunione non hanno però partecipato esponenti della corrente dei “governativi” (quelli che si oppongono ai “lealisti” di stretta osservanza berlusconiana che intendevano sfiduciare Letta) che fa capo al vice-premier Angelino Alfano, a testimonianza della profonda divisione nel partito.

Una divergenza che riguarda anche l’azzeramento delle cariche, con l’indicazione della sola presidenza, nella persona ovviamente del Cavaliere. La decisione definitiva sull’eventuale scissione e sull’appoggio all’esecutivo è rimandata al Consiglio nazionale del Pdl convocato per l’8 di dicembre.

web/ansa/ats/spal

Una storia lunga quasi 20 anni

Nel gennaio del 1994 Silvio Berlusconi, tra lo scetticismo generale, lanciò la sua nuova formazione politica, Forza Italia, destinata a raccogliere l’elettorato, più che l’eredità politica, dei partiti di centro della Prima Repubblica, naufragata sotto i colpi di Tangentopoli e del crollo del Muro di Berlino. In pochi mesi il Cavaliere, grazie anche al suo formidabile impero mediatico, riuscì nell’impresa di stravincere le elezioni che la “gioiosa macchina da guerra” della sinistra guidata da Achille Occhetto pensava di aver già in tasca. Nel centro-destra si sono poi succedute varie defezioni degli alleati, prima la Lega di Bossi (che poi è tornato sui suoi passi), in seguito l’UDC di Casini. Ma Berlusconi restava saldamente al centro della scena, grazie a una sorta di forza gravitazionale su tutti i cosiddetti moderati, e chi se ne andava spariva dalla scena. Con la fondazione del Popolo della libertà che - sulla spinta dell’aggregazione a sinistra nel Partito democratico – aveva portato all’integrazione di Alleanza Nazionale (il famoso discorso in Piazza San Babila del novembre 2007) il disegno sembrava finalmente completato, con tutto il centro-destra, soprattutto dopo la scomparsa (politica) dello stesso cofondatore del Pdl Fini, normalizzato. Il ritorno oggi a Forza Italia sembra quindi, per certi versi, un azzardo e nasce da presupposti diametralmente opposti alla sua stessa storia (unire tutto lo schieramento moderato, dallo sdoganato post-fascista Movimento Sociale Italiano agli ex socialisti craxiani, numericamente più consistente della sinistra che si apprestava a vincere le elezioni del 1994). FI questa volta nasce per spaccare la destra e, come vari esponenti “governativi” del Pdl hanno sottolineato, rischia di essere monopolizzato dai "falchi" (Santanchè, Bondi, Verdini, per citarne alcuni). Di fronte alla concreta ipotesi di perdere la carica senatoriale e di scontare la condanna per frode fiscale Berlusconi sembra quindi sempre più tentato dal rovesciare il tavolo per cercare di ottenere attraverso le urne l’ennesima legittimazione dall’elettorato italiano, con una parte consistente del quale ha dimostrato peraltro di avere una spiccata sintonia. Sull’esito però dell’operazione, anche alla luce del fallito agguato in Parlamento al Governo Letta di inizio mese, i dubbi verosimilmente si stanno insinuando anche tra molti suoi fedelissimi, come dimostrano le cronache di questi giorni.
spal

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