“Non c’è piu’ un rifugio sicuro” nei quartieri orientali della città siriana di Aleppo, sotto assedio e colpiti incessantemente dalle forze di Damasco e dell’aviazione russa. “Stanno bombardando con nuove armi, con bunker buster bombs, bombe penetranti, che colpiscono cantine, rifugi, tutto” denuncia Ismail Alabdullah, della Syrian Civil defense, i cosiddetti caschi bianchi, volontari siriani che dopo i bombardamenti intervengono per cercare di salvare chi è rimasto intrappolato sotto alle macerie.
I "White helmets" al lavoro fra le macerie, dopo un bombardamento
Dall’inizio del conflitto l’organizzazione stima di aver salvato la vita a circa 60'000 persone. “Negli ultimi giorni, da quando la tregua è collassata – racconta Alabdullah – la situazione è cambiata radicalmente, i bombardamenti sono più intensi che mai”. Con l’assedio sempre più stretto e con l’avanzata delle forze fedeli al presidente
Bashar al Assad, le 250'000 persone che vivono nella zona controllata dai ribelli, tra cui circa 100'000 bambini, sono allo stremo: “Non ci sono abbastanza medicamenti, non ci sono abbastanza dottori, tutto finirà presto: acqua, pane, tutto – denuncia Alabdullah – tra un paio di giorni la gente comincerà a morire di fame, non c’è abbastanza cibo per tutti, va sempre peggio.”
La disperazione di un sopravvissuto
Con il fallimento degli sforzi diplomatici anche la speranza di un corridoio umanitario per consentire ai feriti di uscire dalla città si è fatta più lontana e gli appelli che invocano la fine dei bombardamenti sono caduti nel vuoto. In un video pubblicato sulla sua pagina Facebook Alabdullah indica i crateri lasciati dalle bombe penetranti russe: “colpiscono infrastrutture, acquedotti, una distruzione enorme e orribile, quando cadono la terra ti trema sotto ai piedi”. Come ogni giorno il soccorritore è uscito a prestare aiuto: “molte persone sono morte oggi, non abbiamo ancora il numero esatto di morti e feriti, ma gli ospedali sono pieni e la situazione continua a peggiorare”. Anche la sede della
Syrian Civil Defense è stata colpita dai bombardamenti, come gli ospedali di Aleppo e le strutture di altre organizzazioni umanitarie. il ventottenne dice che comunque alle prime ore dell’alba tornerà a cercare di salvare la vita a chi è rimasto vittima dei bombardamenti “questa – afferma – ormai è la nostra quotidianità”
Thomas Paggini
Dal TG 12.30:
29.09.2016: Non si ferma la battaglia di Aleppo