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Bombardati anche sottoterra

La drammatica testimonianza di un soccorritore dai quartieri assediati di Aleppo

  • 29 settembre 2016, 09:36
  • 26 giugno 2023, 11:55
Ismail Alabdullah, qui a sinistra, fra le macerie ad Aleppo

Ismail Alabdullah, qui a sinistra, fra le macerie ad Aleppo

  • foto fornita dall'intervistato

“Non c’è piu’ un rifugio sicuro” nei quartieri orientali della città siriana di Aleppo, sotto assedio e colpiti incessantemente dalle forze di Damasco e dell’aviazione russa. “Stanno bombardando con nuove armi, con bunker buster bombs, bombe penetranti, che colpiscono cantine, rifugi, tutto” denuncia Ismail Alabdullah, della Syrian Civil defense, i cosiddetti caschi bianchi, volontari siriani che dopo i bombardamenti intervengono per cercare di salvare chi è rimasto intrappolato sotto alle macerie.

I "White helmets" al lavoro fra le macerie, dopo un bombardamento

I "White helmets" al lavoro fra le macerie, dopo un bombardamento

  • foto fornita dall'intervistato

Dall’inizio del conflitto l’organizzazione stima di aver salvato la vita a circa 60'000 persone. “Negli ultimi giorni, da quando la tregua è collassata – racconta Alabdullah – la situazione è cambiata radicalmente, i bombardamenti sono più intensi che mai”. Con l’assedio sempre più stretto e con l’avanzata delle forze fedeli al presidente
Bashar al Assad, le 250'000 persone che vivono nella zona controllata dai ribelli, tra cui circa 100'000 bambini, sono allo stremo: “Non ci sono abbastanza medicamenti, non ci sono abbastanza dottori, tutto finirà presto: acqua, pane, tutto – denuncia Alabdullah – tra un paio di giorni la gente comincerà a morire di fame, non c’è abbastanza cibo per tutti, va sempre peggio.”

La disperazione di un sopravvissuto

La disperazione di un sopravvissuto

  • foto fornita dall'intervistato

Con il fallimento degli sforzi diplomatici anche la speranza di un corridoio umanitario per consentire ai feriti di uscire dalla città si è fatta più lontana e gli appelli che invocano la fine dei bombardamenti sono caduti nel vuoto. In un video pubblicato sulla sua pagina Facebook Alabdullah indica i crateri lasciati dalle bombe penetranti russe: “colpiscono infrastrutture, acquedotti, una distruzione enorme e orribile, quando cadono la terra ti trema sotto ai piedi”. Come ogni giorno il soccorritore è uscito a prestare aiuto: “molte persone sono morte oggi, non abbiamo ancora il numero esatto di morti e feriti, ma gli ospedali sono pieni e la situazione continua a peggiorare”. Anche la sede della
Syrian Civil Defense è stata colpita dai bombardamenti, come gli ospedali di Aleppo e le strutture di altre organizzazioni umanitarie. il ventottenne dice che comunque alle prime ore dell’alba tornerà a cercare di salvare la vita a chi è rimasto vittima dei bombardamenti “questa – afferma – ormai è la nostra quotidianità”

Thomas Paggini

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