E’ passata esattamente una settimana dai due attentati terroristici all’aeroporto e alla metropolitana di Bruxelles: mentre si aggrava il bilancio delle vittime, l'inchiesta in Belgio prosegue con poco successo riaccendendo la polemica sull'inefficienza delle autorità e anche secondo Washington l’Europa dovrebbe fare di più nell'ambito dello scambio di informazioni tra i paesi europei e tra questi e gli USA.
Il bilancio: 35 morti e 96 feriti
Il numero delle vittime è ormai salito a 35, ma in ospedale ci sono ancora 96 feriti di cui 55 in terapia intensiva. Finora però solo 28 sono state identificate e sono diverse le famiglie ancora in attesa dell'analisi del DNA. Al momento, si contano, fra le vittime identificate, 15 morti all'aeroporto di Zaventem e 13 nella metro di Maelbeek. Per quanto riguarda il primo gruppo, sei sono belgi e nove di altri paesi (americani, olandesi, svedesi, tedeschi, francesi e cinesi). Per quanto riguarda le vittime nella metro, 10 belgi, una italiana, una svedese e una inglese.
L'inchiesta prosegue tra le accuse di innefficenza
Lunedì ha fatto parecchio rumore la liberazione per mancanza di prove, di Faisal Cheffou, il freelance "amico dei migranti": la caccia all'uomo col cappello è insomma ripartita. La procura è convinta che non sia lui il terzo uomo del commando omicida immortalato dalle telecamere di Zaventem il 22 marzo e lo ha così rimesso in libertà, sebbene confermando, al momento, i pesanti capi d'accusa che gli erano stati contestati, a partire da quello di strage terrorista.
Place de la Bourse: la popolazione di Bruxelles onora le vittime dei terroristi
Il nuovo errore degli inquirenti belgi si aggiunge ad un'altra accusa, stavolta dalla Grecia. Atene inviò a Bruxelles già nel gennaio del 2015 le prove che Abdelhamid Abaaoud (la mente degli attentati di Parigi, morto a Saint Denis) aveva messo gli occhi anche sul principale aeroporto belga, perché nella sua casa ateniese erano state trovate mappe e disegni dello scalo. Un avvertimento rimasto lettera morta.
Il terzo uomo di Zaventem è insomma ancora in fuga, così come l'accompagnatore del kamikaze di Maelbeek, di cui non sono state diffuse immagini ma che è stato immortalato nei filmati delle telecamere a circuito chiuso con un grande zaino sulle spalle mentre parlava con Khalid El Bakraoui. La polizia ha quindi diffuso nuovamente il video di quella mattina, chiedendo aiuto per l'identificazione di quello che al momento è tornato uno sconosciuto.
I raid di questi giorni e la raffica di fermi e arresti non hanno aiutato molto le indagini. Il rilascio di Cheffou e le accuse della Grecia hanno riacceso la polemica sull'inefficienza delle autorità. Molti, troppi i segnali che le autorità belghe sembrano aver ignorato.
Gli USA: “L’Europa deve fare di più”
Il presidente francese François Hollande venerdì scorso ha dichiarato che la cellula terroristica che ha colpito negli attentati di Parigi e Bruxelles sta per essere “annientata”, ma che potrebbero essercene altre. Ieri però la Casa Bianca ha fatto sapere di ritenere che l'Europa possa e debba fare di più per prevenire che si ripetano attacchi come quelli di Bruxelles. Lo ha sottolineato il portavoce Josh Earnest, rimarcando come già a novembre, dopo gli attacchi di Parigi, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama avesse posto il focus e sullo scambio di informazioni tra i paesi europei e tra questi e gli USA, in cui sono stati fatti progressi, ma aggiungendo che “si può e si deve fare di più”.
ats/ansa/joe.p.
Dal TG12.30: