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Clima, "una guida per la sopravvivenza"

L'IPCC pubblica il suo rapporto di sintesi: l'aumento di 1,5°C raggiunto già fra un decennio, si può ancora fare qualcosa ma serve un cambiamento radicale

  • 20 marzo 2023, 15:26
  • 20 novembre, 11:42
01:11

RG 07.00 del 21.03.2023 - Clima, "una guida per la sopravvivenza" - Il servizio di Maria Jannuzzi

RSI Info 21.03.2023, 07:39

  • reuters
Di: ATS/pon 

Il riscaldamento climatico causato dall'attività umana ha toccato 1,2°C e raggiungerà 1,5°C rispetto all'era preindustriale - l'obiettivo a cui punta l'Accordo di Parigi - già negli anni 2030-2035, per poi involarsi prima della fine del secolo verso un incremento progressivo compreso fra 2,2 e 3,5°. È quanto afferma il rapporto pubblicato lunedì dall'IPCC, il gruppo di esperti delle Nazioni Unite.

Il caldo di oggi presto sembrerà fresco, ma si può ancora fare qualcosa

Ma non tutto è perduto, secondo il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres: la "bomba a orologeria" può ancora essere disinnescata. Occorre tuttavia "un salto di qualità" nell'azione dei governi. La proiezione a breve termine, infatti, vale per quasi tutti gli scenari in termini di emissioni per i prossimi anni, visto l'accumulo da un secolo e mezzo a questa parte. È ormai certo, quindi, che gli anni recenti - gli ultimi otto sono i più caldi mai registrati - saranno ricordati come "freschi" già fra una generazione. Stando agli specialisti, che nel documento hanno condensato gli ultimi 9 anni di studi, "riduzioni importanti, rapide e prolungate" del CO2 immesso nell'atmosfera condurrebbero però a un rallentamento visibile del riscaldamento globale.

Il presidente dell'IPCC, il coreano Hoesung Lee

Il presidente dell'IPCC, il coreano Hoesung Lee

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Una "guida per la sopravvivenza" che servirà da base per le discussioni a Dubai

L'IPCC ha pubblicato una vera e propria "guida per la sopravvivenza dell'umanità", ha detto Guterres. Secondo il suo presidente, il sudcoreano Hoesung Lee, si tratta di "un messaggio di speranza" perché "abbiamo le conoscenze, la tecnologia, gli strumenti e le risorse finanziarie per superare i problemi". Quello che manca è "la volontà politica" e questo consenso costruito dagli scienziati servirà da base proprio per le trattative politiche ed economiche dei prossimi anni, a cominciare dalla COP28, il summit di Dubai in dicembre dove si traccerà un primo bilancio di quanto ogni Paese ha saputo fare dopo l'intesa raggiunta nel 2015 nella capitale francese e dove si dibatterà aspramente sul futuro delle energie fossili.

I rischi crescono

Una via di uscita c'è ancora, quindi, "e i benefici anche economici di una limitazione del riscaldamento climatico a 2°C superano i costi delle misure da adottare", anche perché nell'ultimo decennio i costi dell'elettrico e del solare sono scesi di molto. Ma se quella strada non la imboccheremo la situazione è destinata a peggiorare a un ritmo più elevato di quanto fosse stato stimato nel precedente documento di sintesi, datato 2014. In particolare, l'aumento del livello degli oceani dopo il 2100 metterà sempre più a rischio gli ecosistemi costieri. Fa discutere, in proposito, anche la questione della giustizia climatica: i Paesi meno responsabili dell'inquinamento presente e passato sono, già oggi, spesso e volentieri colpiti in modo sproporzionato dalle sue conseguenze.

La Svizzera già toccata e non fa abbastanza

La Svizzera sta già risentendo fortemente degli effetti del cambiamento climatico, ha ricordato Erich Fischer, uno degli esperti elvetici che hanno partecipato alla redazione del rapporto. Negli ultimi anni abbiamo gustato "un antipasto dei fenomeni estremi che potrebbero aggravarsi e diventare la regola in un prossimo futuro: canicole, siccità inframezzata da violente precipitazioni, mancanza di neve. Quanto la Confederazione sta facendo non basta: "Molte misure della strategia svizzera 2020-2025 sono solo piccoli adattamenti rispetto alla situazione attuale, ma servirebbero trasformazioni fondamentali e sistemiche per ridurre i rischi futuri", ha spiegato dal canto suo Veruska Muccione delle università di Ginevra e Zurigo.

In una prima reazione al rapporto, WWF e Greenpeace sottolineano la necessità di abbandonare al più presto le energie fossili e di proteggere gli ecosistemi naturali. L'attuale politica elvetica corrisponde a un incremento di 3°C, affermano.

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Notiziario 15.00 del 20.03.2023

Notiziario 20.03.2023, 15:08

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