A un anno dall'invasione russa in Ucraina, le minacce e i timori di un attacco nucleare tornano a farsi sentire, e preoccupano tutta l’Europa, che si chiede che cosa succederebbe se la Russia usasse davvero le armi atomiche. La RSI lo ha chiesto a Stephen Herzog, americano, ricercatore ed esperto nucleare del Politecnico di Zurigo.
Quali scenari possiamo immaginare in caso di uso di armi nucleari?
Bisogna innanzitutto distinguere tra armi nucleari strategiche e tattiche. Le prime sono grandi armi con una potenza esplosiva centinaia, forse migliaia di volte superiore alle bombe sganciate a Hiroshima e Nagasaki. Le seconde, più piccole e meno potenti, sono progettate per essere usate in combattimento. Nella situazione dell’Ucraina vedo così tre scenari. Il primo è l’attacco strategico con armi atomiche potenti, che avrebbero come conseguenza una devastazione massiccia, milioni di morti, come pure lo sprigionamento di radioattività anche al di fuori dei confini ucraini. Mi sembra però il più improbabile poiché se Putin vuole conquistare l’intero Paese, la sua popolazione e le sue industrie, questo non avrebbe senso.
Il secondo scenario potrebbe essere invece l’uso di armi tattiche più piccole in battaglia, per invertire cioè le sorti del conflitto. Ma anche questo, pur essendo più plausibile, non lo vedo fattibile perché le forze ucraine non sono riunite in grossi battaglioni, sono più sparpagliate senza essere quindi un vero target per la Russia che, oltretutto, per agire così, dovrebbe spostare le sue truppe in zone precise, senza che queste siano tuttavia addestrate ed equipaggiate come si deve.
In ultimo ci potrebbe essere quello che chiamiamo “attacco dimostrativo” o “shock dimostrativo”, con piccole armi che esplodono nell’atmosfera, o sopra una foresta, per far vedere che Mosca è pronta a usare l’atomica. Paradossalmente però è lo scenario peggiore, perché romperebbe il tabù sull’uso delle armi nucleari in questa guerra anche se non porterebbe nulla alla Russia, che in questo sarebbe lasciata sola anche da Stati amici come Cina e India.
Quanto sarebbe pericoloso quest’ultimo scenario?
Credo ci siano due cose da dire. Da un lato ci sarebbero conseguenze sull’ambiente, ma il fatto di usare queste armi in zone più disabitate ne conterrebbe i danni ma lo ritengo il peggiore, perché se Putin dovesse usare armi atomiche senza gli effetti catastrofici che siamo stati abituati a immaginare guardando i film hollywoodiani, la reazione di Governi e persone sarebbe quella di credere che le conseguenze non siano poi così disastrose, e incentivare l’utilizzo di queste armi in futuro nei conflitti.
Si può prevenire un attacco nucleare?
Ci sono diversi modi. Uno è la difesa missilistica che può intercettare razzi in arrivo, ma servono tecniche perfette e spesso abbiamo visto che i sistemi antimissile possono fallire. Un’altra possibilità è che sia sganciata una bomba e in questo caso un missile da difesa non sarebbe in grado di neutralizzarla. Un metodo di difesa sono i rifugi antiatomici come quelli che esistono qui in Svizzera. Ma l’unica via, per prevenire l’uso di armi nucleari, è purtroppo solo la diplomazia perché nel mondo non abbiamo mezzi per difenderci da attacchi così. Fa però paura pensare che la NATO e la Russia insieme detengano oltre 90% delle armi nucleari del mondo, ovvero in tutto 12’700.
E quello che sembra essere stato dimenticato dalla Guerra Fredda in poi, è che ogni grande città in Russia, in Europa, o negli Stati Uniti, dista solo mezzora, o anche meno dall’impatto di un’arma nucleare. Quindi, per quanto riguarda la prevenzione dell’uso di armi atomiche, ci troviamo in un mondo che: o si basa sempre sulla deterrenza nucleare - cioè se tu mi attacchi io ti distruggo allo stesso modo - prendendo le città in ostaggio ed aumentando il rischio o, in alternativa, deve muoversi in direzione della diplomazia e del disarmo.
Nell’ambiente dei ricercatori che cosa si pensa dell’attuale minaccia?
Credo che stia crescendo la convinzione che il rischio che siano effettivamente usate armi nucleari sia molto basso. In una recente riunione tra analisti ed esperti, ho chiesto loro quanto ritengano probabile la minaccia da parte di Putin. E ho constatato che la percentuale variava da meno dell’1% a oltre il 30%. Questo vuol dire che non c’è un consenso unanime nemmeno tra esperti, che di questo parlano ogni giorno. Si può cioè fare solo speculazioni, ma la mia opinione personale resta quella che ho detto.
Il rischio rimane minimo perché non porterebbe, credo, vantaggi militari alla Russia, dato che provocherebbe una rappresaglia della NATO, oltre a isolamento internazionale ed economico da parte di molti Paesi. Per concludere, per quanto terrificante e devastante possa essere l’idea di una minaccia reale, mi colpisce di più la sofferenza umana che si patisce ogni giorno per il freddo, la mancanza di elettricità e acqua, mentre l’uso di armi nucleari non dovrebbe essere in questo momento la principale preoccupazione di questo conflitto.
Europa in ansia per il pericolo nucleare
SEIDISERA 21.02.2023, 18:29