Il conflitto e le tensioni in Medio Oriente non dividono solo la comunità internazionale e l’opinione pubblica, ma anche gli ebrei della diaspora, dove si notano le stesse divisioni che si possono riscontrare in Israele. In Italia, un appello sottoscritto da 220 personalità di origine ebraica ha sollevato un polverone e creato spaccature dentro e fuori la comunità ebraica.
Nel testo si legge: “Trump vuole espellere i palestinesi da Gaza. Intanto in Cisgiordania prosegue la violenza del governo e dei coloni israeliani. Ebree ed ebrei italiani dicono no alla pulizia etnica. L’Italia non sia complice”. A firmare l’appello personalità come Gad Lerner, Anna Foa, Carlo Ginzburg e Roberto Saviano. Un appello simile è apparso sul New York Times due settimane fa e sottoscritto da oltre 300 ebrei americani.
Le reazioni all’appello italiano hanno fatto scalpore. La più nota è quella di Riccardo Pacifici, ex presidente della Comunità ebraica di Roma, che ha detto: “Con l’appello mi ci pulisco il sedere”, paragonando i sottoscrittori dell’appello agli ebrei che finanziarono la marcia su Roma e sostennero il fascismo, minacciando di essere pronto anche a chiedere la scissione delle comunità.
Gli autori hanno replicato alle critiche più aspre che così in realtà si rischia di creare la categoria del bravo ebreo e di quello cattivo, cosa assai pericolosa, e che il loro scopo era quello di creare uno spazio di confronto e di dibattito all’interno della diaspora, come accade da anni negli Stati Uniti, al contrario invece dell’Europa.