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Criptovalute per aggirare le sanzioni

Aumentano i timori che la Russia possa utilizzare valute digitali per eludere l'isolamento finanziario imposto dopo l'invasione dell'Ucraina

  • 4 marzo 2022, 11:05
  • 23 giugno 2023, 15:50
01:28

RG 07.00 del 4.03.2022 La corrispondenza da Bruxelles di Antonio Polio Salimbeni

RSI Info 04.03.2022, 10:56

  • Reuters
Di: YR 

Il Bitcoin, che la scorsa settimana era crollato sulla scia dell'invasione della Russia in Ucraina, è risalito fortemente negli ultimi giorni (+20%). La principale criptovaluta, infatti, è tornata a superare la soglia dei 40'000 dollari.

Per alcuni analisti questo rialzo fa seguito all'esclusione di molte banche russe dalla piattaforma interbancaria Swift. Le criptovalute potrebbero essere utilizzate per ospitare e proteggere beni minacciati da sanzioni internazionali.

Un timore condiviso sia dalla Commissione europea, che sta studiando la questione, ma pure dalla Casa Bianca che starebbe lavorando a una strategia mirata. Negli scorsi giorni, anche il vice primo ministro ucraino, Mykhailo Fedorov, aveva chiesto via Twitter agli exchange di bloccare gli account russi.

Alcune aziende che si occupano di scambi di criptovalute hanno già confermato la possibilità di congelamento dei portafogli di cripto degli utenti russi, qualora venga richiesto dagli organi internazionali.

“Bisogna innanzitutto distinguere due tipi di portafogli: i custodial, dove i miei averi sono presso un ente terzo (exchange), e i self-custodial, dove la persona possiede direttamente le “chiavi private” (come i Bitcoin)”, riferisce Luca Ambrosini, ricercatore all’Istituto sistemi informativi e networking della SUPSI. I primi potrebbero essere requisiti, mentre per i secondi è praticamente impossibile la confisca.

“A dispetto della dimensione di quello che veniva trasferito con Swift, quello che le criptovalute potrebbero permettere di eludere è davvero molto poco. Anche a livello tecnico sarebbe estremamente semplice tracciare le transazioni che verrebbero fatte per aggirare le sanzioni”, continua Ambrosini.

Discorso diverso invece per il Bitcoin, “una criptovaluta con un grado di decentralizzazione e di liquidità tale da poter sicuramente permettere a privati e forse anche a piccole istituzioni di proteggersi dalla confisca di beni”, secondo Giacomo Zucco, formatore, consulente e ricercatore di Bitcoin che aggiunge: “Se non c’è la possibilità fisica di prendere il controllo delle “chiavi private” è impossibile accedere al bene”.

“La legislazione russa vieta i principali scambi sulle piattaforme centralizzate, quindi la maggior parte del mercato nei rubli avviene su piattaforme OTC che non sono osservabili. Quello che però si osserva su piattaforme di incontro è che il prezzo attualmente ha un premium, cioè ha uno spread rispetto al prezzo mondiale di Bitcoin sul rublo che è molto alto. Quindi si può immaginare una pressione d’acquisto molto forte”, conclude Zucco.

Un’osservazione condivisa anche dalla società di analisi Kaiko che ha riscontrato un volume di scambi di criptovalute a livelli record.

Volumi aumentati anche in Ucraina

Oltre 33 milioni di dollari in valuta digitale sono stati donati al Governo ucraino e alle ONG dall'inizio dell'invasione della Russia, quasi un terzo dei quali nella giornata di martedì.

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