Altre 29 persone nell'ultimo fine settimana hanno perso la vita al largo delle coste tunisine. Un'ulteriore tragedia che fa seguito ai numerosi naufragi delle ultime settimane. Dalla Tunisia continuano a partire migliaia e migliaia di persone, come testimoniano anche le cifre della locale Guardia nazionale: da inizio 2023 sarebbero stati fermati oltre 10'000 migranti illegali.
Migranti, nuovo naufragio
Telegiornale 26.03.2023, 12:30
Il fenomeno non è di certo nuovo, ma attualmente tra le autorità europee serpeggia una crescente preoccupazione di fronte a una situazione che Josep Borrell ha definito "molto pericolosa". Il capo della diplomazia europea il 20 marzo si è detto preoccupato di un possibile collasso del Paese africano che genererebbe ampi flussi migratori verso l'Unione europea e un'instabilità in tutta la regione del MENA (Medio Oriente e Nordafrica).
Ma come si è giunti sin qui? Da anni ormai la Tunisia è prigioniera di una spirale di difficoltà economiche e di un'instabilità politica che preoccupa gli osservatori internazionali.
Potere sempre più concentrato nelle mani del presidente
Culla della primavera araba più di 12 anni fa e unica democrazia figlia di quelle proteste a resistere, la Tunisia è oggi guidata da un presidente che ha preso sempre più spazio e potere. Eletto nel 2019, Kais Saied nel luglio 2021 ha sciolto il Parlamento. Ha poi riformato la Costituzione del Paese per aumentare i suoi poteri presidenziali e indetto un referendum seguito da elezioni parlamentari caratterizzate da una bassissima affluenza.
Alla deriva autoritaria del 65enne ex professore di diritto si è poi aggiunta quella xenofoba. Il 21 febbraio scorso il presidente ha affermato che la presenza di "orde" di clandestini provenienti dall'Africa subsahariana sarebbe fonte di "violenza e criminalità" e farebbe parte di una "impresa criminale" volta a "cambiare la composizione demografica" della Tunisia.
L'incubo dei migranti in Tunisia
SEIDISERA 15.03.2023, 18:51
Contenuto audio
Delle dichiarazioni che hanno avuto conseguenze immediate per buona parte dei 21mila emigrati di origine subsahariana presenti nel Paese. Secondo quanto denunciato da varie ONG e dai media, decine di persone sono state fermate dalla polizia, tante altre hanno perso il lavoro o sono state sfrattate dalle loro abitazioni e c'è chi è persino stato vittima di violenze o furti.
Una situazione che si può supporre abbia ulteriormente spinto i migranti africani a tentare la via del Mediterraneo, mentre altri hanno fatto ritorno nei propri Paesi. Tra gli ivoriani, una delle più grandi comunità straniere, più di un migliaio ha già scelto di rimpatriare volontariamente nel corso di marzo.
Una grave crisi economica
Già vittima prima del 2020 di un'inflazione galoppante e un crollo del valore della valuta nazionale, l'economia tunisina è stata duramente colpita dalla pandemia. Inoltre, l'industria del turismo, che dipende in larga misura dai visitatori europei, è stata devastata dalla crisi.
A peggiorare un quadro già drammatico nei prossimi mesi potrebbe persino aggiungersi anche la siccità. Tutta la regione del Maghreb soffre di una preoccupante mancanza di precipitazioni che inquieta il settore agricolo e potrebbe mettere in difficoltà anche la disponibilità di acqua potabile. Senza alcun preavviso, in varie città tunisine si è iniziato a interrompere l'erogazione di acqua durante la notte.
La preoccupazione dell'Europa
La Tunisia sta negoziando da diversi mesi con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) un prestito di quasi due miliardi di dollari, ma le discussioni tra le due parti sembrano essersi arenate dopo l'annuncio di un accordo di principio a metà ottobre. Il FMI chiede al Paese ulteriori riforme e condizioni e il ministro degli affari esteri Nabil Ammar nella giornata di lunedì ha quindi provato ad appellarsi all'UE chiedendo "più comprensione".
Gentiloni a colloquio con Ammar a Tunisi
"L'UE ha bisogno di una Tunisia stabile e prospera, per questo siamo pronti a prendere in considerazione un'ulteriore assistenza finanziaria, se saranno soddisfatte le condizioni - ha affermato il commissario europeo per l'economia Paolo Gentiloni al quotidiano Politico - Questo significa non solo avere un nuovo programma attivo e funzionante del FMI, ma anche il rispetto dei diritti umani e dei valori democratici".
La prima interessata a una stabilizzazione della situazione è ovviamente la vicina Italia. "Dobbiamo aiutare la Tunisia con finanziamenti da parte di FMI e Banca mondiale, dando almeno i primi aiuti in attesa delle riforme e di una verifica dei passi avanti - sostiene il ministro degli esteri italiano Antonio Tajani - Ormai è un cane che si morde la coda, l'emergenza finanziaria alimenta quella dei migranti". Stando a Roma circa la metà dei migranti arrivati nel Paese nel 2023 è partito dalla Tunisia.