Il programma di intercettazioni della National Security Angency, che ha creato scandalo dopo le rivelazioni dell’ex membro della NSA Edward Snowden e che ha fatto esplodere il cosiddetto “datagate”, era già stato soggetto a obiezioni, anche interne, nel 2009. Lo hanno rivelato alla stampa, in forma anonima, funzionari ed ex funzionari della stessa agenzia di sicurezza statunitense.
L’allora direttore, Keith Alexander, sottopose la questione all’amministrazione Obama, che considerò un piano per interrompere la raccolta dei dati, ma infine lo respinse. Il testo accantonato era simile a quello previsto nella riforma ora bloccata al Senato.
“Un individuo sollevò questioni molto valide”, spiega Alexander, “e chiesi a esperti tecnici di approfondire la questione”. I dirigenti considerarono l’interruzione della raccolta di metadati e si rivolsero anche al Dipartimento della Giustizia, al Congresso e alla Casa bianca, dove da poco era arrivato Obama. Il Governo decise però di non apportare cambiamenti al programma, considerato come uno strumento necessario di lotta al terrorismo.
ats/ZZ