Negli Stati Uniti continua a dilagare lo scandalo delle interferenze legato al cosiddetto Russiagate. Il presidente della Commissione di vigilanza sui servizi segreti, Devin Nunes, ammette di avere incontrato alla Casa Bianca la fonte delle sue rivelazioni sulle intercettazioni di Mosca ai danni di Donald Trump quando era candidato alla presidenza.
Il politico repubblicano ha spiegato di avere agito con correttezza, ma le sue giustificazioni non hanno convinto i democratici che, a vario titolo, gli hanno chiesto di astenersi dalle indagini, spingendosi fino a esortarlo a lasciare la carica. Ritengono che in realtà si sia recato al 1600 di Pennsylvania Avenue, alla vigilia del suo intervento al Congresso, proprio per incontrare Trump e lo accusano di essere più interessato a proteggere il presidente, orientando le proprie conclusioni in suo favore, che alla ricerca della verità.
Intanto la vicenda si allarga anche a Jared Kushner, genero di Trump e suo consigliere in campagna elettorale. La commissione senatoriale intende interrogarlo riguardo a due incontri avuti con l'ambasciatore russo a Washington e a uno con un dirigente della Banca russa di sviluppo.
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