Le proteste contro l’obbligo dell’hijab hanno continuato a imperversare in tutto l’Iran nella notte di martedì 20 settembre, mentre cresceva la rabbia per la morte della ventiduenne Masha Amini, rimasta uccisa il 16 settembre quando si trovava in custodia della polizia. La giovane era stata arrestata dalla “polizia morale”, formalmente nota come Gasht-e Ershad, che ha il compito, tra l'altro, di garantire che le donne si conformino all'interpretazione che le autorità danno dell'abbigliamento "corretto". Secondo le autorità, Masha Amini non indossava l’hijab in maniera conforme al codice di abbigliamento iraniano, e per questo era stata arrestata a Teheran lo scorso 13 settembre.
I manifestanti hanno protestato nella notte in 15 città dell'Iran, bloccando il traffico, incendiando cassonetti della spazzatura e veicoli della polizia, lanciando pietre contro le forze di sicurezza e scandendo slogan antigovernativi.
I manifestanti filmano le manifestazioni
Sui social media circolano numerosi filmati che ritraggono i manifestanti iraniani e le dure misure di contenimento messe in atto dalla polizia iraniana, la quale non sembra essersi limitata a colpi di manganello e gas lacrimogeni. Secondo il gruppo curdo per i diritti umani Hengaw, infatti, nella provincia del Kurdistan, i poliziotti avrebbero anche usato armi da fuoco, colpendo alcuni dimostranti. I manifestanti morti confermati dalle autorità sono per ora otto. Anche un poliziotto è stato ucciso durante le proteste nazionali e altro quattro membri delle forze di sicurezza sono rimasti feriti negli scontri con i manifestanti nella megalopoli di Shiraz - lo ha riferito mercoledì l'agenzia di stampa statale Irna. Nella città di pellegrinaggio nord-orientale di Mashhad un poliziotto è stato travolto dalle fiamme, prima che i manifestanti accorressero in suo aiuto con estintori, ha scritto l'agenzia di stampa Tasnim. Secondo l'agenzia di stampa Reuters, il numero totale dei feriti è al momento 25.
I video che ritraggono le forze dell'ordine in comportamenti violenti provengono da diverse città dell'Iran, ma è difficile stabilire se siano autentici. Anche la dimensione delle proteste è difficile da valutare. Per quanto riguarda la repressione, l'esperto iraniano Ali Fathollah Nejad spiega: "Finora il regime di Teheran è sempre riuscito a soffocare queste manifestazioni, sia che abbiano avuto luogo per il rincaro della benzina nel 2019, per gli stipendi non pagati, per l'abbattimento accidentale di un aereo passeggeri ucraino nel 2020, per la carenza d'acqua o per il crollo di un edificio con molti morti quest'estate".
Un video girato nella città settentrionale di Sari, capoluogo della provincia di Mazandaran, mostra un gruppo di manifestanti davanti a un consiglio distrettuale che cantano “Morte al dittatore”. Due di loro si arrampicano sulla facciata dell’edificio comunale e strappano due grandi manifesti con le teste dell'ex Guida Suprema Khomeini (fondatore della Rivoluzione islamica) e del suo successore Khamenei. La folla applaude. Una donna continua a dire "Mersi" - "Grazie, grazie, avete realizzato il nostro sogno".
Accesso ad internet interrotto
L'accesso a Internet in Iran potrebbe essere interrotto per "motivi di sicurezza", ha dichiarato il Ministero delle Comunicazioni iraniano. Limitare o bloccare l'accesso alla rete da parte dei cittadini iraniani consentirebbe di limitare la diffusione dei video e renderebbe soprattutto difficile l'organizzazione delle proteste. Il Ministro Issa Zarepour ha dichiarato che nel paese è legale implementare, per ragioni di sicurezza, delle restrizioni ad internet. Per il momento non ci sono state restrizioni.
RG 12.30 del 20.09.22: proteste in Iran dopo la morte di una 22enne, il servizio di Chiara Savi
RSI Info 20.09.2022, 12:45
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