Serbia e Kosovo - quest'ultimo non aveva finora relazioni diplomatiche con lo Stato ebraico - saranno i primi due paesi europei ad aprire a Gerusalemme la loro ambasciata in Israele, seguendo l'esempio dato dagli Stati Uniti nel 2018. Nel caso serbo, la sede sostituirà quella finora esistente a Tel Aviv.
L'annuncio a sorpresa è giunto dopo due giorni di negoziati a Washington fra le delegazioni di Belgrado e Pristina, sotto la mediazione del consigliere per la sicurezza statunitense Robert O'Brien, conclusi nello Studio Ovale sotto gli occhi di Donald Trump con la firma da parte del presidente serbo Aleksandar Vucic e del premier kosovaro Avdullah Hoti di un accordo di "normalizzazione economica". Un'intesa definita "storica" dalla Casa Bianca ma che non risolve certo definitivamente la profonda spaccatura creata dalla dichiarazione di indipendenza del Kosovo nel 2008, dopo un conflitto che alla fine degli anni '90 ha fatto 13'000 morti. La Serbia, che è sostenuta dalla Russia, rifiuta ancora di riconoscere lo Stato kosovaro, cosa che invece gli Stati Uniti hanno fatto.
Fin qui in prima fila nella mediazione fra Serbia e Kosovo c'erano gli europei, che proseguiranno i loro sforzi già lunedì, quando i due firmatari di Washington si ritroveranno a Bruxelles dal capo della diplomazia dell'UE, lo spagnolo Josep Borrell.
L'apertura delle due ambasciate a Gerusalemme, dove oltre a quella statunitense era stata trasferita quella guatemalteca, mentre il Paraguay ha già fatto dietrofront, è stata esaltata anche dal premier israeliano Benyamin Netanyahu, che ha evidenziato come il Kosovo sia anche il primo paese a maggioranza musulmana a compiere questo passo.