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Ergastolo alla mente degli attentati a Charlie Hebdo

Parigi: Peter Cherif è stato ritenuto colpevole per aver indotto l’amico d’infanzia Cherif Kouachi a colpire, con il fratello, la redazione del settimanale satirico nel 2015

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Radiogiornale delle 12.30 del 04.10.2024: da Parigi, Alessandro Grandesso

RSI Info 04.10.2024, 13:19

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Di: Alessandro Grandesso 

Al termine del processo, la sentenza, la più dura: ergastolo. Contro Peter Cherif sono stati riconosciuti tutti i capi di imputazione. Non solo di aver preso parte al sequestro di tre francesi di una ONG, in Yemen nel 2011, aderendo al ramo arabico di Al Qaida fino al 2018, quando poi fu arrestato, ma soprattutto di aver indotto l’amico d’infanzia Cherif Kouachi a colpire, con il fratello, la redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo, sterminata nel 2015.

La Corte speciale d’Assise di Parigi giovedì dunque ha accolto le tesi dell’accusa e delle parti civili che durante le tre settimane di udienze ne hanno definito il ruolo di jihadista integralista e di pietra angolare nella preparazione dell’attentato a Charlie Hebdo, che il 7 gennaio del 2015 costò la vita a 12 persone. Cherif ha opposto un muro di silenzio alle domande del giudice, insensibile anche all’appello della madre di parlare e dare una spiegazione. Il 42enne ha riconosciuto solo di aver partecipato al sequestro dei connazionali, ma solamente nel ruolo di interprete, e ha negato di aver avuto legami con l’attacco al settimanale satirico.

In una delle rare dichiarazioni, l’imputato ha condannato l’attentato a Charlie Hebdo e tutti gli attentati jihadisti, riservando qualche dichiarazione ai familiari delle vittime, oppure evocando “il destino” davanti alla testimonianza di una sopravvissuta di Charlie Hebdo.

Nato e cresciuto a Parigi, Cherif si convertì all’estremismo religioso dopo aver fallito l’esame di ingresso nei paracadutisti dell’esercito. Nei primi anni 2000, l’uomo si recò clandestinamente in Iraq, per combattere nelle file delle milizie jihadiste e dove fu imprigionato a Falluja. Dopo la fuga dal carcere, il parigino fu arrestato dai servizi francesi in Siria e processato a Parigi nel 2011, da dove fuggì, prima della sentenza, per lo Yemen, dove ha scalato le gerarchie dell’Al Qaida nella Penisola Arabica. E dove, secondo gli inquirenti, lo raggiunse per un periodo di addestramento l’amico Kouachi che fu poi incaricato di annientare la redazione di Charlie Hebdo. Cherif ha tempo fino alla settimana prossima per fare appello contro la pena detentiva perpetua.

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