"L'Etiopia rischia di sprofondare nella violenza generalizzata, con gravi conseguenze per tutta la regione". È stato questo l'allarme lanciato venerdì a Ginevra dal vice dell'Alto Commissario per i diritti umani dell'ONU Nada Al Nashif. Nella sessione straordinaria dedicata alla guerra nel Paese sono state elencate le prove delle gravi violenze perpetrata da tutte le forze in campo.
"Abbiamo ottenuto prove credibili di uccisioni di massa, torture su vasta scala, sparizioni di persone. È stato fatto ricorso generalizzato allo stupro come arma di guerra", ha sottolineato l'ambasciatore britannico Simon Manley.
La guerra è scoppiata nel novembre 2020 dopo che il primo ministro Abiy Ahmed aveva inviato l'esercito nel Tigré per rimuovere le autorità locali dal Fronte di liberazione del popolo del Tigré che avevano attaccato anche alcune basi militari.
Secondo le Nazioni Unite, il conflitto ha causato diverse migliaia di morti, oltre due milioni di sfollati e ha fatto precipitare centinaia di migliaia di persone in condizioni che rasentano la carestia.
"Mentre alcuni degli arrestati nelle ultime sei settimane sono stati rilasciati, stimiamo che tra le 5'000 e le 7'000 persone siano ancora detenute, inclusi nove membri del personale delle Nazioni Unite", ha aggiunto Al Nashif.
L'alto funzionario delle Nazioni Unite ha chiesto che a osservatori indipendenti, inclusa la Commissione etiope per i diritti umani, sia consentito l'accesso a tutti i luoghi di detenzione.