L’interrogatorio in tribunale di Marine Le Pen è iniziato lunedì a Parigi. La leader del partito di estrema destra Rassemblement National (ex Front National) è accusata di aver impiegato assistenti parlamentari europei in modo fittizio. “Non ho assolutamente la sensazione di aver commesso la benché minima irregolarità, la minima azione illegale”, ha risposto Le Pen ai giudici.
Il processo vede alla sbarra Marine Le Pen insieme ad altri 26 membri o ex impiegati dell’ex Front National. Tra questi, è indagato anche il padre, Jean-Marie Le Pen, che è stato tuttavia dispensato dalla convocazione in tribunale grazie a una perizia medica secondo cui non sarebbe nelle “condizioni di salute” per sostenere il processo.
Tutti sono sospettati di aver organizzato o di aver partecipato a un “sistema centralizzato” di gestione delle “buste” - alle quali i deputati europei hanno diritto per remunerare i loro assistenti parlamentari - con lo scopo di pagare dipendenti che lavoravano, in realtà, per il partito.
Gli imputati, processati in particolare per appropriazione indebita di fondi pubblici o complicità, rischiano un massimo di dieci anni di reclusione, una multa di un milione di euro e soprattutto una condanna a dieci anni di ineleggibilità, che potrebbe ostacolare le ambizioni presidenziali di Marine Le Pen nel 2027.
L’Assemblea UE, che si è costituita parte civile nel processo, valuta un danno finanziario di tre milioni di euro. Ma chiederà solo due milioni, in quanto un milione è già stato rimborsato (il che non è un’ammissione di colpa, assicura il RN).

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